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Domande scomode

Obiezioni alla narrazione dominante


La quarta domanda scomoda riguarda la Cina. Se gli emergenti vanno così bene come si dice e con tutti i soldi che stiamo loro portando, come mai l'indice della principale borsa emergente, quella di Shanghai, ha perso tutto il rialzo di febbraio e marzo e si trova oggi sotto il livello di inizio anno?

Qui le risposte sono due, una economica e una tecnica. La prima, la più importante, ci dice che la Cina ha dato fin troppo impulso, nella seconda metà del 2016, alla sua economia, tanto da battere gli obiettivi di piano. Come sempre accade in questi casi, alcune aree della sua economia si sono surriscaldate e nelle ultime settimane è stato necessario passare dall'acceleratore al freno. Questo si è riflesso sulla borsa di Shanghai, ma va detto che la frenata in corso sarà breve, che il cambio del renminbi è stabile e sotto controllo e che il governo farà il possibile e l'impossibile per arrivare in autunno al congresso con un buon livello di crescita e con mercati finanziari tranquilli.

Larry Laudan. I paradigmi dormientiQuanto ai flussi, va ricordato che i soldi che arrivano in questo periodo da America ed Europa non finiscono alle società cinesi quotate a Shanghai ma a quelle (spesso le stesse) quotate a Hong Kong, che infatti stanno salendo di prezzo. Nonostante il ribasso di Shanghai e il rialzo di Hong Kong, quest'ultima quota ancora a sconto. Questo sconto, da solo, giustifica ulteriori flussi e ulteriori rialzi.

La quinta domanda scomoda riguarda il nuovo panorama politico europeo, che desta nei mercati molte speranze. Perché, ci si può però chiedere, tutto questo ottimismo sulla capacità di Macron e Merkel di riuscire a riformare l'Europa, quando Sarkozy-Merkel e Hollande-Merkel non ci sono riusciti?

La risposta non è certa, ma è indubbio che l'eurozona si trova oggi in una fase ciclica di maggiore forza. Questo, unito a una maggiore disponibilità tedesca a concedere qualcosa (non molto) può dare a Macron più spazio per tagliare la spesa pubblica e liberalizzare il mercato del lavoro. In ogni caso la sfida più grande per lui non sarà sul piano politico ma su quello sociale. La Francia non è avvezza all'austerità.

Un'altra domanda sull'Europa è come mai, con tutto questo ottimismo, l'euro non sia stato capace di superare la soglia di 1.10 contro dollaro. Qui è evidente il ruolo della Bce e la sua volontà politica di mantenere condizioni monetarie e di cambio ultrafavorevoli fino alla conclusione del ciclo elettorale europeo. Sarà quindi solo nel 2018, quindi, che vedremo un rafforzamento dell'euro.
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