E poi che senso ha impuntarsi su 20-30 (o 160) miliardi e dipingerli come l'anticamera dell'inferno quando il
Quantitative Easing europeo ne ha creati dal nulla 2500? Certo, non sono esattamente la stessa cosa, ma l'idea che il tutto sia piuttosto arbitrario comincia a diffondersi.
Quanto al debito italiano così elevato, come reagire di fronte alla notizia che in
Giappone martedì, normale giornata lavorativa, non è stato scambiato in tutto l'arcipelago un solo
titolo di stato decennale perché la banca centrale in questi anni ne ha ricomprati così tanti che in giro ce ne sono ormai ben pochi? Se lo fa un paese con un debito molto più alto non lo possono fare tutti?
E non dimentichiamo che la somma di debito privato e pubblico, la vera metrica che anche il Fondo Monetario guarda quando giudica i paesi, è del 250 per cento del Pil negli Stati Uniti, del 256 in Cina, del 265 in Italia, del 275 in Spagna, del 280 nel Regno Unito. Non siamo certo i soli ad avere qualche problema.
Un vero ortodosso potrebbe a questo punto sostenere, come fecero alcuni agli albori del Qe, che il Quantitative Easing è stato profondamente diseducativo e ha aperto un vaso di Pandora di aspettative miracolistiche che alla fine distruggerà la fiducia nella moneta e il timore dei vincoli.
Un americano direbbe invece che a casa sua il
Patto di Stabilità e Crescita (dove la crescita venne aggiunta solo per bellezza) sarebbe semmai un Patto di Crescita e basta. Nel suo universo parallelo ci sarebbe un vincolo di crescita minima, poniamo il 2 per cento, e la Commissione aprirebbe una procedura d’infrazione per i paesi, come l’Italia, che non riuscissero a rispettarlo. Nel caso di un prolungarsi della bassa crescita arriverebbe la
troika. La
Fed, in effetti, ha un doppio mandato, crescita e inflazione, mentre la Bce ha solo l’inflazione.
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