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Tanto rumore per nulla

Parafrasando la commedia di Shakespeare possiamo adattare il suo significato alle tante voci funeste che prima e dopo le elezioni politiche si sono affannate a prevedere malanni e tempeste monetarie e politiche sulla nuova maggioranza di destra che le urne hanno consegnato alla nostra storia come espressione della volontà popolare.

Le prefiche di turno, i giornali e la classe politica di oggi, erano quelle donne che nell'antica Grecia e poi nella Roma imperiale erano chiamate e pagate nelle cerimonie funebri per portare e fare partecipare al dolore, hanno innalzato alti lai e pianti di fronte a quello che considerano un dramma per i loro interessi senza capire la storia e le sue correlazioni.

Allo stesso modo, infatti, prima delle elezioni sui giornali di parte venivano anticipate le irritate reazioni di paesi e persone ed i possibili drammi finanziari, specie negli Usa e nell'amata Ue, con la mancanza di una visione più realistica della storia e lontano dall'equilibrio necessario per capire e pensare al vero senso di un cambiamento che avrebbe, al loro sentire, sovvertito l'ordine nazionale e quello più ampio della civiltà occidentale chiaramente in un declino che senza un nuovo spirito collaborativo sembra inesorabile.

Il richiamo al prossimo danno era la rimembranza dei dissesti finanziari che avevano colpito il paese nell'autunno del 2011, dimenticando gravemente e maldestramente che quello era un attacco all'euro che indeboliva il dollaro, all'Europa in generale, come era stato scritto nel gennaio del 2010 sia sul Financial Time che su Repubblica in merito ad un annunciato attacco all'euro da parte degli hedge fund con un massiccio uso di futures.
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