La
mancanza di una reale volontà politica di dialogo per una possibile pace ha favorito un'esasperazione della politica di guerra che ha visto proprio gli Stati Uniti come principali promotori di scontri crescenti in una lotta al rialzo con il rischio di trovarsi in un punto di non ritorno come oggi. La rilevanza degli aiuti all'Ucraina fornito dagli Usa è pari a quelli dati per l'Afghanistan, Israele e l'Egitto messi insieme
superando in pochi mesi tre dei maggiori destinatari di risorse e di aiuti militari nel nuovo secolo; le spese belliche negli Usa sono sempre state viste come un veicolo di espansione dell'economia.
Lo stesso
attacco ai gasdotti nel mar Baltico ha spezzato il potenziale legame tra Russia e Germania da sempre visto come pericoloso ed
ha favorito le aziende gasiere nordamericane per le quali si apre un mercato non previsto a condizioni di prezzo dieci volte superiore al gas russo; pensare che diverse di queste erano vicino al default perché i costi non venivano interamente coperti dai prezzi di vendita.
Il
vero scontro geopolitico viene nascosto dalla narrazione della guerra ed
è tra Usa, Russia, Cina e paesi emergenti (BRICS) che mettono in discussione la supremazia degli Usa e del dollaro come valuta di riserva globale; gli
Stati Uniti da anni perseguono politiche neoliberiste sconsiderate la cui sopravvivenza è subordinata alla stampa infinita di dollari, una moneta fiat senza sottostante reale dal 1971 con la fine del "gold exchange standard".
Il
ricorso alla stampa infinita di moneta comincia a ritorcersi contro di loro con un aumento del debito difficilmente calcolabile in mano anche a paesi ostili come la Cina. Il ricorso sistematico al QE (quantitative easing) ha reso liquida l'economia ma anche rischiosamente liquidabile, infatti diverse attività nel paese hanno pericolose bolle finanziarie a partire dallo Stock Exchange il cui plusvalore derivante dalla bolla finanziaria è prossimo al 40%.
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