Si potrebbe riassumere tutto in questo modo.
La Fed ha annunciato a marzo che sull'inflazione avrebbe fatto sul serio. Il mercato, a sua volta, ha preso la Fed estremamente sul serio, troppo, al punto di credere che la recessione stesse già iniziando. Con la recessione immaginaria già cominciata, le borse prima sono scese velocemente e poi in agosto hanno strappato verso l'alto, inventandosi una Fed che avrebbe presto cambiato rotta e iniziato a tagliare.
Non è andata così e da settembre si è capito che l'economia stava addirittura accelerando. Nel frattempo la Fed ha continuato a fare sul serio. Panico nei mercati e nuovi minimi di borse e bond.
In ottobre l'inflazione ha cominciato a scendere in modo evidente. Il mercato ha ricominciato a pensare che la Fed avrebbe presto fatto marcia indietro. La Fed, tuttavia, ha continuato a fare sul serio.
È arrivata la fine dell'anno. L
'inflazione prosegue la sua discesa e i mercati continuano a pensare che la Fed non farà sul serio e cambierà presto idea, tagliando due volte i tassi nella seconda metà del 2023. La Fed, dal canto suo, continua a fare sul serio e ribadisce che farà sul serio per tutto il 2023, fino alla fine. E aggiunge che non scherzerà nemmeno nel 2024 e nel 2025, dal momento che i tassi reali rimarranno positivi.
Insomma,
la Fed non ha mai deviato dal percorso annunciato (limitandosi a minimi aggiustamenti tattici), si è mostrata compatta (dai monetaristi di Saint Louis ai progressive di San Francisco),
ha iniziato il Quantitative tightening nei modi e nei tempi annunciati e non ha mai cambiato la sua narrazione.
Il mercato, invece, ha avuto (in particolare l'azionario) reazioni nevrotiche e bipolari. Prima è stato più realista del re e ha creduto che la Fed potesse fermare istantaneamente un treno in corsa ad alta velocità come quello delle economie drogate da due anni di colossale espansione fiscale e monetaria. Poi è diventato scettico e irridente e si è messo a sfidare la Fed.