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Intesa Sanpaolo: presentato insieme a Prometeia il Rapporto Analisi dei Settori Industriali

Economia
Intesa Sanpaolo: presentato insieme a Prometeia il Rapporto Analisi dei Settori Industriali
(Teleborsa) - La fase di rallentamento dell'attività produttiva sopraggiunta nella seconda metà dello scorso anno, in concomitanza con la crisi energetica, non ha impedito al manifatturiero di archiviare il 2022 con un aumento del 2,6% dei livelli di attività e del 15,2% del fatturato a prezzi correnti, che ha superato i 1160 miliardi di euro, sostenuto da una crescita dei prezzi del 12,3% in media d'anno. Nel 2023, il fatturato a prezzi correnti, in crescita tendenziale dell'1%, potrà superare i 1170 miliardi di euro, circa 260 miliardi di euro aggiuntivi rispetto al 2019. Il fatturato a prezzi costanti, invece, andrà incontro a una stabilizzazione (+0,4%), che consentirà di consolidare i significativi progressi del biennio precedente (+9,1% la crescita media annua a prezzi costanti nel 2021-22). Questo lo scenario tracciato dal Rapporto Analisi dei Settori Industriali presentato oggi da Intesa Sanpaolo e Prometeia. Il Rapporto esamina il mondo delle imprese manifatturiere e fornisce analisi congiunturali e previsioni sulle potenzialità di crescita e di redditività per circa quaranta comparti produttivi raggruppati in quindici settori.

Sul fronte interno, consumi e investimenti risentiranno di un quadro più incerto e dell'esaurirsi dell'effetto di rimbalzo dai livelli minimi raggiunti durante la fase più acuta della pandemia, mostrando una dinamica meno brillante di quella registrata nel 2022. Gli investimenti, sostenuti anche dal PNRR, rimarranno però più tonici (al netto degli investimenti nella ristrutturazione edilizia, in frenata dopo la fortissima crescita degli ultimi anni), mentre i consumi subiranno l'impatto dell'erosione dei redditi indotta dall'elevata inflazione che penalizzerà soprattutto i beni durevoli per la casa, a fronte di una ripresa delle vendite di autoveicoli, in rimbalzo dai minimi raggiunti nel triennio 2020-22. Sul fronte estero, le esportazioni si riconfermeranno in crescita nel 2023, del 2,4% a prezzi costanti per il complesso
del manifatturiero, nonostante una domanda mondiale in netto rallentamento. Tale risultato riflette i processi di rafforzamento competitivo attuati dalle imprese italiane nell'ultimo decennio, che consentiranno alle vendite estere di manufatti di superare, per la prima volta, la soglia del 50% sul totale del fatturato. In miglioramento anche l'avanzo commerciale, nonostante un import che si manterrà su livelli elevati, soprattutto nei settori energy intensive (Intermedi chimici, Metallurgia, dove le imprese continueranno ad approvvigionarsi da siti produttivi più competitivi sul fronte del costo dell'energia), e nei settori produttori di componenti chiave per la transizione ambientale ed
energetica. Nel campo delle batterie, ad esempio, l'Italia sconta un grave deficit con l'estero, che ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro nel 2022.


La crescita recupererà slancio a partire dal 2024 – La distensione del contesto operativo interno e internazionale, attesa a partire dal 2024, – rileva il Rapporto – permetterà al manifatturiero italiano di riposizionarsi su ritmi di crescita più dinamici di quelli degli ultimi decenni, dell'1,3% medio annuo nel periodo 2024-27 in termini di fatturato a prezzi costanti (2% a prezzi correnti). Gli investimenti continueranno a rappresentare il principale volano della crescita, sia quelli pubblici attivati dal PNRR sia quelli privati, indispensabili per proseguire nel processo di rafforzamento competitivo. Anche negli ultimi anni, tutt'altro che facili per l'industria italiana, si è assistito a una significativa crescita degli acquisti di macchinari avanzati e degli investimenti digitali (ICT e immateriali, che a fine 2022 risultavano del 7,8% superiori al livello pre-Covid, pari al 19,2% sul totale degli investimenti), testimoniando la grande attenzione delle imprese al progresso tecnologico, in chiave digitale, ambientale e di efficienza nell'uso delle risorse. Si tratta di strategie chiave per attivare risparmi di costo, sempre più importanti per fronteggiare un contesto che vedrà i prezzi delle commodity stazionare su livelli storicamente elevati. Altrettanto importanti in quest'ottica saranno i progetti nazionali destinati alla riconversione del settore energetico, verso la decarbonizzazione della produzione di elettricità e la diversificazione delle fonti di energia. Il manifatturiero italiano è stato infatti penalizzato, negli ultimi anni, da un costo dell'energia elettrica e del gas decisamente superiore alla media dei partner europei. Cruciale sarà anche il contributo dell'export: la buona capacità dell'industria italiana di servire nicchie a elevato valore aggiunto consentirà all'avanzo commerciale di continuare a crescere, superando il livello record di 110 miliardi di euro nel 2027.

Meno brillanti i consumi –
Superata la fase più critica dell'erosione di reddito indotta dall'inflazione, i consumi di manufatti riprenderanno un sentiero di crescita modesta, influenzati dal cambiamento nelle abitudini di spesa indotto dalla crescente attenzione
alla sostenibilità e alla tecnologia, che imporrà una sostituzione di beni con servizi in molti settori, in primo luogo i beni per la mobilità. Sull'evoluzione dei consumi inciderà anche il progressivo invecchiamento della popolazione. Secondo i dati OCSE, l'Italia è tra i Paesi che presentano un livello elevato di old-age dependency ratio, definito come il rapporto tra il numero di persone di età superiore ai 65 anni e il numero di persone in età lavorativa. Al 2022, l'indicatore ha raggiunto quota 40,2% in Italia (29,2% nel 2000, 24,4% nel 1990), a fronte di una media UE27 del 34% e di una media OCSE del 32,4%.

La competitività dell'industria italiana –
Secondo i dati della Labour Force Survey Eurostat (LFS), nel 2022 la quota di occupati under 40 nell'industria manifatturiera italiana è scesa al 34,8%, dal 51,1% del 2008, a fronte di una media UE27 del 39,6%. Il progressivo
invecchiamento della forza lavoro è visibile in tutti i settori, con picchi più intensi nel Sistema moda, nei Prodotti e materiali da costruzione e nei Mobili. Per contro, l'Elettronica spicca quale settore con forza lavoro più giovane (44% il peso della fascia under 40). Se ci si proietta in un orizzonte di medio termine, questo fenomeno potrebbe incidere in maniera significativa sulla capacità delle imprese di realizzare un corretto passaggio di competenze, a fronte di un processo di transizione digitale e ambientale che, tra l'altro, impone di accelerare sulla formazione ICT e nelle materie STEM, dove l'Italia ha ancora notevoli lacune da colmare con i concorrenti europei. Determinante per preservare competitività sarà anche la corretta gestione del passaggio generazionale ai vertici aziendali, ad oggi realizzato solo in parte. L'analisi di un campione rappresentativo di circa 82mila imprese manifatturiere ha messo in luce come, al 2022, solo il 20,5% delle realtà abbia almeno un amministratore under 40 all'interno del board, con percentuali più elevate nell'Alimentare e bevande (29%), negli Elettrodomestici (24,2%) e nel Sistema moda (22,3%). Gli ostacoli maggiori al passaggio di testimone potrebbero riguardare le imprese familiari: i dati di censimento permanente Istat evidenziano solo il 24,6% di aziende familiari manifatturiere con passaggio generazionale già avvenuto o da compiersi entro il 2023.

Il ranking settoriale per fatturato deflazionato nel 2023-27 – Fra i settori più dinamici nel 2023-27 per fatturato deflazionato, troviamo i settori chiave per l'upgrading in chiave digitale e green: Autoveicoli e moto (con una crescita media annua del 2,8% nel 2023-27), Elettronica (+2,5%), Elettrotecnica (+2,2%) e Meccanica (+1,6%). Seguono in classifica i settori che più di altri saranno in grado di cogliere le opportunità di crescita sui mercati esteri, quali Farmaceutica e Largo consumo (+1,3% medio annuo nel 2023-27), Sistema moda (+0,9%), e Mobili (+0,8%), dove a fare da traino sarà soprattutto il segmento del lusso, molto apprezzato negli Stati Uniti e sui mercati asiatici. Il traino dell'export sarà determinante anche per l'Alimentare e bevande (+0,7%), insieme alla ripresa del turismo, a fronte di consumi domestici meno brillanti nell'orizzonte previsivo. Nonostante la spinta dei progetti infrastrutturali, ampiamente sostenuti dai fondi del PNRR, si andrà incontro a un progressivo affievolimento del ciclo edilizio legato al segmento della ristrutturazione, penalizzato dal rialzo dei tassi e dalla rimodulazione al ribasso degli incentivi fiscali, con effetti di rallentamento della crescita dei settori più sensibili
alla domanda edilizia: il fatturato deflazionato 2023-27 dei Prodotti e materiali da costruzione e degli Intermedi chimici si stabilizzerà sostanzialmente sui livelli raggiunti nel 2022. A risentirne sarà anche la filiera dei metalli, per le specializzazioni produttive destinate alle costruzioni. Solo grazie alla domanda proveniente dall'automotive e dalla Meccanica, la Metallurgia e i Prodotti in metallo potranno registrare una crescita del fatturato, rispettivamente +0,9% e +0,7% medio annuo nel 2023-27 a prezzi costanti. Gli Elettrodomestici sconteranno una crescita più modesta se paragonata all'exploit degli anni pandemici (+0,9%), ma resterà comunque alta l'attenzione dei consumatori verso l'acquisto di apparecchi a basso impatto energetico.

L'EBITDA del manifatturiero italiano –
Il contesto operativo ancora complesso, con costi di approvvigionamento elevati e soprattutto un quadro di domanda che renderà più difficile rivedere al rialzo i listini di vendita, comporterà una nuova contrazione dei margini unitari nel 2023, verso un 8,8% in media d'anno, nel complesso del manifatturiero, che comunque si posiziona a breve distanza dal 9,1% del 2019. In termini assoluti, poi, l'EBITDA è previsto confermarsi su livelli storicamente elevati, poco al di sotto di quelli record stimati per il 2022. Un simile risultato riflette lo stato di salute di una parte rilevante del tessuto produttivo italiano, fondamentale per poter sostenere i poderosi piani di investimento attivati dalla transizione. Cruciale, in tal senso, risulterà anche il buon livello di patrimonializzazione raggiunto dal manifatturiero italiano negli ultimi anni, con il leverage atteso scendere ulteriormente nel corso del 2023, mitigando l'impatto dell'aumento dei tassi d'interesse sui conti delle imprese. Come testimonia l'analisi dei bilanci internazionali aggiornata al 2021, il fenomeno riflette un importante processo di convergenza tra l'industria italiana e i competitor europei di Germania, Francia e Spagna, visibile anche dal punto di vista degli equilibri finanziari e della redditività. Il manifatturiero italiano dispone quindi delle risorse necessarie per affrontare le sfide del prossimo futuro. Assisteremo però al permanere di una elevata dispersione delle performance, sia tra i settori che al loro interno, con le realtà più fragili sul piano strategico-competitivo che faticheranno di più a preservare marginalità.
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