Il
caffè decaffeinato è meno profumato, meno gustoso e costa di più del caffè normale.
Oggettivamente il
caffè normale è migliore e costa di meno, però c'è chi preferisce il caffè decaffeinato.
L'oggettività è una cosa, la soggettività ("lo preferisco", "credo che...") è tutt'altra cosa.
Sembra una constatazione semplice ed è vero.
Ma ci si chiede: perché rimane una distinzione poco applicata, soprattutto nel campo finanziario?
Eppure le conseguenze sono rilevanti, creano insoddisfazioni e vanno a comporre una lunga, e talvolta sconfortante, lista di reazioni negative da parte dei risparmiatori.
In buona sostanza il criterio di valutazione della
razionalità della scelta non può essere solo logico, ma anche sostanziale: devono esistere relazioni valide fra le scelte e le conseguenze in termini edonici (felicità, piacere, benessere, ricompensa) delle scelte.
L'utilità decisionale (antecedente) è diversa dall'utilità sperimentata (posticipata).
Ciò vale particolarmente nel campo dei
prodotti finanziari asimmetrici che incorporano previsioni tali da fare comprendere compiutamente il prodotto, non al momento dell'investimento, ma successivamente nel corso del suo utilizzo (come estrema semplificazione, il matrimonio è un prodotto asimmetrico).