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Il sorriso dal fango nell'Italia che resiste

E' anche vero che gli ultimi 10 anni non sono stati in assoluto peggiori dei precedenti; ma questa presa d'atto non può costituire un alibi per gli "spot del fare" non mantenuti, per i ritardi, le omissioni, gli sprechi che sono continuati anche in questo periodo. Costituisce semmai un'aggravante, in quanto nel frattempo i problemi dell'Italia, complice la crisi, si sono incancreniti e i pochi quattrini disponibili, spesso, spesi male.

Il salvataggio di Alitalia ai contribuenti è costato alcuni miliardi di euro ed oggi qualcuno inizia a dire che l'approdo naturale sarà la fusione con Air France. La disoccupazione, soprattutto quella giovanile, a dispetto di tutti gli annunci rimane la prima emergenza nazionale ed in proporzione ha creato più posti di lavoro il governo Prodi; oltretutto, quando sono aumentati gli occupati, ciò è avvenuto per quasi il 50% in tipologie di lavoro a tempo determinato ed in assoluto a beneficiarne sono stati i lavoratori stranieri, segno che gran parte dell'offerta riguardava mansioni generiche o non particolarmente qualificate.

Una legge simbolo come il Federalismo rimane avvolta da una densa nube di indeterminatezza e, al di là della assoluta condivisione di alcuni principi ispiratori, non dà ancora risposte certe sui costi di attuazione, sul suo funzionamento a regime e sui concreti vantaggi per i cittadini. Ultimamente si è addirittura arrivati al paradosso che vengono approvate riforme, peraltro assai discutibili, come quella dell'Università e immediatamente dopo ne viene differita l'applicazione per mancanza di fondi.

Di fronte a questa situazione non propriamente confortante, arrivano spiragli di speranza che inducono a pensare e sperare che per l'Italia esiste, nonostante tutto, la possibilità di un riscatto, di un'uscita dal fango. I segnali non provengono dalla nostra classe politica, gran parte della quale ha sicuramente letto De Amicis, ma spesso confonde la piccola vedetta lombarda con la giovane meretrice marocchina. Quando Eugenio Scalfari, in un suo famoso editoriale di 15 anni fa, parlava di nani e ballerine forse non immaginava che in futuro il loro ingresso in Parlamento si sarebbe materializzato in forze.

Ciò che induce all'ottimismo sono i giovani, donne e uomini di ogni parte del Paese, pronti ad accorrere ogni qualvolta sia necessario dare una mano per superare le emergenze, sono i lavoratori stranieri magari clandestini che si mettono in fila per spalare la melma, sono quei dirigenti sindacali i quali comprendono che coniugare la lotta per i diritti con l'accettazione del concetto di produttività significa fare anche l'interesse dei lavoratori rappresentati e non solo dei padroni, sono quei cittadini veneti che intervistati il giorno dopo l'alluvione stavano ripulendo le loro officine e abitazioni e, con un sorriso, hanno detto orgogliosamente: "avremmo bisogno di aiuto, ma intanto facciamo da soli".

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