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Vietato fare domande



Trovare l'ispirazione per scrivere e sottolineare fatti concreti di natura economica, finanziaria, produttiva, etica e sociale che impediscono al nostro paese di decollare è sempre più difficile, perchè nei vari consessi nazionali, istituzionali o più semplicemente di categoria, è impossibile entrare nel merito delle cose, difese ad oltranza da una cortina fumogena artatamente sparsa.

E' praticamente impossibile imbastire un contraddittorio, nessuno è disposto a cedere terreno in nome dell'ideologia e quand'anche uno esprimesse un concetto, si becca dell'imbecille ancor prima di aver cominciato. I contraddittori se li fanno tra loro, i politici, magari anche guardandosi allo specchio e con una mandria di giornalisti schierati di fianco a tradurne in parole i gesti.

Dalla TV ai giornali, poco conta, lo stile prono ha contagiato parecchi operatori dell'informazione appiattiti sul letto dell'ideologia che hanno ben assorbito il divieto di fare domande, scomode, intelligenti, affinate... magari ironiche. Pochi tra i giornalisti avanzano l'idea che l'Italia è oramai un Paese commissariato, in quanto l'Europa ci porta per mano dicendoci anche cosa ci dobbiamo mangiare per cena o che l'Italia è un Paese la cui classe politica ha scelto di non scegliere, mai, nemmeno di avere un'identità nazionale degna di questo nome ed intorno alla quale riaggregare le belle idee perse per strada.

E' di moda l'indecenza, dobbiamo farcene una ragione, per questo è vietato fare domande. Siamo condannati ad assistere sgomenti all'essenza del nulla.

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