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Libia, negli occhi solo sabbia

Si gioca a scacchi nel deserto

Rullano i tamburi: qualche giorno fa, le reazioni ostili all'Italia sono partite dal generale Khalifa Haftar, l'uomo forte di Tobruk, e da Saif al Islam Gheddafi, figlio ed erede politico del Premier libico ucciso il 20 ottobre del 2011. Entrambi i rami del Parlamento italiano avevano infatti approvato le risoluzioni che davano il via alla missione in Libia, richiesta formalmente dal governo di Tripoli guidato dal Presidente al-Sarraj. Saranno coinvolte tre navi, una per la logistica, un trasportatore costiero ed un pattugliatore, al fine di supportare la Guardia costiera libica, operando in accordo con le autorità locali.

In una intervista giornalistica, Haftar aveva dichiarato: "Noi siamo impegnati in prima linea nella lotta contro il terrorismo. Ci stupisce dunque che un paese amico come l'Italia interferisca tanto indebitamente nelle nostre operazioni. Non posso dunque che confermare che qualsiasi nave militare italiana o di qualsiasi altro paese che entrerà nelle nostre acque senza la nostra autorizzazione verrà bombardata dalle nostre forze".

Saif Gheddafi, rivolgendosi ad un emittente televisiva libica, aveva affermato: “Gli italiani stanno ripetendo lo scenario della Nato provocando i sentimenti dei libici, il loro amore per la patria, con l'invio di navi da guerra che violano la sovranità della Libia a causa della condotta irresponsabile di alcuni funzionari libici”.

Ieri, due altre prese di posizione. La Commissione esteri del Parlamento libico di Tobruk ha bocciato l'accordo siglato da al Sarraj con l'Italia e parla di "aggressione flagrante contro la sovranità libica". In modo radicalmente opposto si è espresso il Consiglio di Stato libico di Tripoli, che ha approvato una nota di apprezzamento per la collaborazione del Consiglio presidenziale di al Sarraj con l'Italia, "Paese amico e fratello, volta a riqualificare le istituzioni di sicurezza della Libia e rafforzare le capacità della Marina e della Guardia Costiera nella lotta contro l'immigrazione illegale e il traffico di esseri umani". Intanto Mohammed Ammari, membro del Consiglio presidenziale, ha definito come "opportunistiche e pubblicitarie" le critiche interne che erano state rivolte nei giorni scorsi all'accordo con Roma.

Le dichiarazioni cambiano continuamente direzione, turbinano, come la sabbia del deserto. Che peso bisogna dare a queste affermazioni? Sono vere minacce, semplici avvertimenti, o servono solo ad alzare il prezzo del nostro intervento?

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