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Da Trump, una spallata solitaria a Teheran

L'Occidente evapora, mentre si rafforzano i legami tra Iran, Cina e Russia


Usa e Francia scelsero quello che allora sembrava essere il male minore: lasciar instaurare un sistema teocratico sciita in Persia, che venne ridenominata Iran. Sembrava l'assetto istituzionale più sicuro possibile rispetto ad un sistema comunista sovietico che faceva dell'ateismo la propria ragion d'essere.

Meglio correre i rischi potenziali di un sistema teocratico in Iran, piuttosto che accettare la perdita certa di uno Stato laico, che si sarebbe affiliato al comunismo sovietico.

In realtà, con questa scelta si rinfocolava un altro conflitto latente, quello politico-religioso tra i Musulmani Sciiti, che prevalgono numericamente nell'area coperta dall'Iran, dall'Irak e dalla Siria, ed i Musulmani Sunniti che sono presenti in tutto il resto del mondo arabo. Un conflitto che sottende il ruolo determinante dei due colossi economici dell'area: la Persia da una parte, che è la culla degli Sciiti, e l'Arabia Saudita dall'altra, che è governata dai Wahabiti, i più rigorosi osservanti della tradizione sunnita, e che ha il ruolo di Guardiano di due Luoghi sacri dell'Islam, La Mecca e Medina. I giacimenti petroliferi dell'Iran e dell'Arabia Saudita hanno rappresentato e rappresentano ancora oggi una fonte di immenso potere economico.

I due altri grandi Paesi dell'area, l'Egitto e la Turchia, non solo sono privi di risorse energetiche, ma non hanno lo stesso peso religioso esercitato dall'Iran e dalla Arabia Saudita.

Gli Usa avevano dunque due alleati potentissimi in Medio Oriente: l'Arabia Saudita sin dai tempi di Roosevelt, e la Persia dello Scià, fino al 1980, che era stato soprannominato il Guardiano del Golfo Persico. Da quel braccio di mare si diparte ancor oggi la più gran parte del traffico mondiale di petrolio.

L'arrivo al potere in Iran da parte dell'Aijatollah Khomeini determinò per gli Usa una catastrofe geopolitica: l'antioccidentalismo e l'antiamericanismo divennero una cifra politica stabile dell'Iran. L'assedio della Ambasciata americana di Teheran, con 52 persone tenute in ostaggio per moltissimi mesi, creò rabbia e frustrazione negli Usa: il Presidente americano Jimmy Carter non venne rieletto, perché gli fu preferito Ronald Reagan.
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