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Uno Yuan debole, che però rende tanto

Svalutato per esportare meglio, attira i capitali stranieri con alti tassi di interesse


Completamente opposta è la strategia valutaria e monetaria della Cina: se Pechino ha comunque bisogno di uno yuan debole al fine di mantenere elevato il proprio export negli Usa ed in Europa, soprattutto per contrastare l'effetto dei dazi americani e quello della contrazione generalizzata della domanda per via della epidemia di Covid-19, per altro verso deve smarcarsi dall'egemonia del dollaro incentivando l'uso dello Yuan.

Già da tre anni, ormai, la Cina ha smesso di reinvestire parte del proprio surplus commerciale in dollari acquistando titoli del debito pubblico americano, ormai plafonati attorno ai mille e cento miliardi di dollari.

Lo yuan si è svalutato in continuazione, soprattutto sull'euro: mentre il 23 marzo scorso con un euro si compravano 7,6 yuan, il 1° agosto con un euro si compravano ben 8,24 yuan. Più cauta è stata la strategia di cambio col dollaro, per non indispettire Washington che ha sempre accusato Pechino di manipolazione valutarie volte a mantenere basso il valore dello yuan: il 29 maggio scorso il cambio di quest'ultimo sul dollaro è stato portato ufficialmente dalla PBOC da 7,1277 a 7,1335. Una nuova limatura.
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