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Bruxelles, Bi-Camere senza Cu-Cina

Dopo la Brexit, l’asse franco-tedesco va in stallo su Cina e Turchia


Il Ministro francese per il commercio estero ha sollevato la necessità di risolvere preliminarmente la questione del lavoro forzato in Cina, che sottintende le misure punitive decise da Pechino per mettere sotto controllo le rivolte di alcune minoranze islamiche. Parigi non ha alcuna intenzione di favorire Berlino, che ha rapporti commerciali ed industriali intensissimi con Pechino, e che vorrebbe rafforzarli subito, con un accordo bilaterale tra UE e Cina, prima che si insedi la nuova Amministrazione americana. Vuole approfittare del vuoto politico determinatosi dopo le elezioni del 3 novembre scorso.

Ci sono due questioni di ancor maggiore rilievo che bloccano lo sviluppo delle relazioni commerciali tra Europa e Cina: lo shopping di imprese europee strategiche da parte della Cina e gli aiuti di Stato alle imprese cinesi.

L'Europa cerca di bloccare gli acquisti delle proprie imprese strategiche da parte cinese, ma in questo modo si preclude la maggiore libertà di investimento che richiede per le proprie imprese in Cina.

Inoltre, Bruxelles non ha alcuna possibilità di bloccare gli aiuti di Stato alle imprese da parte della Cina, e soprattutto gli investimenti o le acquisizioni fatte dalla imprese pubbliche cinesi. Nel momento in cui Bruxelles intende creare delle imprese capaci di competere a livello globale con quelle americane e cinesi, usa in modo mascherato i Fondi europei come dei veri e propri aiuti di Stato. La procedura trasparente di selezione delle imprese, che viene usata per individuare quelle che saranno beneficiarie dei Fondi europei, non fa certo venir meno il carattere oggettivo di aiuto pubblico.

Londra procede spedita: dopo l'Accordo con il Giappone e la prospettiva di aderire a quello Trans-Pacifico (CTPTT) che fa perno sulla Cina, accelera anche con la Turchia.

Sta per firmare, proprio in questi giorni, un Accordo commerciale con Ankara: mentre mantiene in vigore per entrambe le parti il trattamento in vigore tra Bruxelles e la Turchia, si ipotizza un nuovo trattato entro due anni per il miglioramento delle condizioni.

Tutto questo accade proprio mentre a Bruxelles si discute la richiesta di Parigi di imporre sanzioni commerciali contro Ankara, almeno simboliche, per via del comportamento muscolare assunto nei confronti della Grecia ed a Cipro. La Germania, naturalmente, si oppone a questa richiesta per via delle secolari relazioni che la legano alla Turchia e dei milioni di cittadini tedeschi e di immigrati che hanno origini da quel Paese.

Forzare la mano sulla Gran Bretagna è stato un errore. Mentre Londra è ora libera di giocare le sue carte, a Bruxelles lo scontro nel condominio franco-tedesco porta allo stallo.

Dopo la Brexit, l'asse franco-tedesco va in stallo su Cina e Turchia

Bruxelles, Bicamere senza Cu-Cina

(Foto: © European Union 2019 - Source : EP)
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