E' stallo, a Bruxelles.
Mentre
Londra ha ripreso la sua
piena sovranità nei rapporti internazionali, l'
Unione europea soffre per un conflitto aperto tra le strategie di Francia e Germania. Parigi non ci sta a tirare la volata a Berlino, e blocca ogni iniziativa di Berlino, sia con Cina che con la Turchia.
La Brexit, che si consuma il prossimo 31 dicembre, cominciò il 5 dicembre del 2011, ben
nove anni fa.
In pochi ricordano l'isolamento in cui si venne a trovare il
Premier inglese David Cameron durante il Consiglio europeo in cui si decise di procedere con il
Fiscal Compact, con la istituzione di un
Fondo Salvastati, e con il "coinvolgimento dei privati" nella ristrutturazione dei debiti pubblici dei Paesi in default. Era stato l'
Accordo franco-tedesco di Deauville, tra il
Presidente francese Sarkozy e la Cancelliera tedesca Merkel a mettere a fuoco questa ultima prospettiva che ha fatto da detonatore alla crisi dell'euro: i debiti pubblici non erano più garantiti, e gli investitori sarebbero stati chiamati a pagare una parte del costo della ristrutturazione. Fu una valanga di vendite, con gli
spread che
arrivavano alle stelle.
La
mancata adesione del Regno Unito alle conclusioni del Consiglio europeo del 5 dicembre 2011 fece
venire meno l'unanimità che è necessaria per modificare i Trattati europei. Si procedette così con due Trattati intergovernativi, che naturalmente non coinvolsero Londra.
Come se non bastasse, si procedette anche con la
Banking Union, forzando la interpretazione del Trattato europeo, che vieta di
estendere le
funzioni della BCE rispetto a quelle ivi previste, attribuendole la vigilanza precauzionale sulle banche di rilievo sistemico. Era ridicolo il solo ipotizzare che la City di Londra avrebbe mai potuto accettare di sottomettersi ai controlli di Francoforte. Ed infatti, anche su questa innovazione Londra rimase fuori.
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