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Stagflazione, l'ultima imboscata

Fosche previsioni, dopo il rimbalzo

Ci stanno preparando una sorpresa con i fiocchi: sta girando con insistenza un termine desueto assai, "stagflazione", che evoca il peggio del peggio: mentre l'economia reale ristagna, i prezzi salgono.

Un danno per tutti, visto che i salari reali, gli stipendi e le pensioni perdono valore, così come i depositi a risparmio: recuperare non è facile.

Ci guadagna solo chi può manipolare il ciclo delle scorte o gestisce un sistema produttivo complesso, chi può comprare ad un determinato prezzo ed attendere per rivendere quando il prezzo è salito.

Il problema, come sempre, è capire in anticipo che cosa c'è dietro le parole che tornano di moda, gli allarmi che vengono lanciati per mettersi al riparo dalle critiche: "Ve lo avevamo già detto, cari i nostri polli!".Beffardo più che mai, il progetto globale mira a rendere più caro l'uso dell'energia da fonti fossili: l'obiettivo è quello, sacrosanto, di difendere l'ambiente abbattendo le emissioni di CO2 e bloccando l'innalzamento della temperatura atmosferica. Lo sapete bene di che cosa si tratta: bisogna evitare i cambiamenti climatici che causano fenomeni estremi, dalla siccità endemica che colpirà le zone temperate alle inondazioni catastrofiche causate da piogge torrenziali.

Tutto parte dalla decarbonizzazione delle economie per finalità ambientali, ma c'è anche un sistema globale ormai incapace di produrre profitti industriali a causa della competizione mercantilistica: basandosi sull'abbattimento dei costi del lavoro, l'unico fattore produttivo che non ha un prezzo standard planetario come il petrolio, il gas o il caffè, ormai si è arrivati all'osso. I lavoratori non hanno più redditi sufficienti per consumare ciò che producono: dopo averli fatti indebitare, non è rimasto che il sistema dei sussidi pubblici. Ma anche questo non regge: qualcuno deve comunque pagare le tasse che servono per erogare questi sussidi.
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