Assistiamo all'accavallarsi di troppi eventi avversi, violenti, che hanno inciso profondamente sulle economie, sui sistemi finanziari, creando effetti perversi.
Il
primo shock è stato determinato dalla
crisi sanitaria. Due anni di
pandemia, la più grave da un secolo a questa parte, ha prodotto a partire dal primo trimestre 2020 una caduta generalizzata della produzione, con la brusca interruzione di molti processi industriali e commerciali, modifiche comportamentali profonde come il lavoro e l'insegnamento a distanza, la interruzione della totalità dei trasporti passeggeri per via aerea e quella di intere catene logistiche, per via terrestre e via nave. Ciò ha comportato nuove perdite, in alcuni casi l'abbandono dell'attività.
I
sostegni fiscali dei governi e quelli monetari delle banche centrali hanno immesso in circolazione nuova liquidità, prestato garanzie sui prestiti, ridotto nuovamente i tassi di interesse, che in taluni casi erano ancora fermi per via degli interventi assunti per contrastare la doppia crisi del 2008-2010.
E' stata accumulata da parte delle famiglie una enorme capacità di spesa: una parte dei sussidi ricevuti è stata tesaurizzata in via precauzionale, accrescendo ulteriormente il risparmio ulteriore che è tipico dei momenti di crisi. Si sono aggiunte ulteriori "somme non spese" per via della impossibilità di fruire di molte attività turistiche e ricreative (ristoranti, spettacoli, partite sportive, cinema, teatri).
Gli
operatori economici, le imprese, hanno rinviato gli investimenti, limitandosi alla razionalizzazione dei processi produttivi fortemente compromessi dalla crisi sanitaria e dalle misure restrittive volte al contenimento dei contagi.
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