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Green Deal, una Perestroika fatale per l'UE

Come per l'URSS, che collassò per la sovrapposizione tra riforme strutturali e crisi economica sistemica


L'Unione europea ha varato finora ben sette pacchetti di sanzioni nei confronti della Russia decidendo di rendersi indipendente al più presto dalle sue forniture di gas. Per compensarle, i Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea stanno andando in giro come trottole, con il cappello in mano: dall'Algeria al Qatar, dalla Nigeria al Congo, dall'Egitto ad Israele, a chiunque chiedono approvvigionamenti.

Come se non bastasse, l'ultima riunione dei Ministri delle finanze del G7 ha deciso di imporre un price cap al prezzo del petrolio russo, invitando l'Unione europea ad aderire con un nuovo pacchetto di sanzioni, ed altri Paesi ad unirsi a questa coalizione per contrastare le violazioni del diritto internazionale compiute dalla Russia invadendo l'Ucraina.

In Europa si stanno preparando i piani per "schiacciare la curva della domanda di energia": sarà un razionamento in piena regola che sconvolgerà il sistema industriale e non solo la vita quotidiana come accadde nel '73 con le domeniche a piedi, il telegiornale anticipato alle 20 e l'ultimo spettacolo al cinema alle 22. L'abbassamento di un grado della temperatura delle case servirà a ben poco, come pure è poco valida l'idea di interrompere la erogazione di energia nelle abitazioni mettendo un blocco automatico ai contatori quando si superano certi livelli di consumo, si dice 2,7 KWh. Si possono creare danni rilevanti, perché insieme alle lavatrici si spegnerebbero anche i frigoriferi. Non parliamo degli ascensori nei condomini.

Mentre alcune produzioni industriali sono già bloccate, come quella dei fertilizzanti, per via dei costi o della mancanza della materie prime, altri impianti produttivi sono già stati fermati per i rincari delle bollette, a cominciare dagli impianti siderurgici, di fabbricazione del vetro e delle ceramiche. Tutto si sconvolge: se si ferma la produzione a monte, a valle non arriva nulla.

Non basterà consolare gli imprenditori promettendo loro di erogare la Cassa Integrazione guadagni: le carenze di approvvigionamento di prodotti, al di là dei prezzi dell'energia, scatenerà il caos.

A differenza del lockdown sperimentato durate la pandemia, che aveva colpito soprattutto le attività commerciali non essenziali, quelle sportive e ricreative, il turismo e la ristorazione, lasciando indenni quelle produttive, stavolta accadrà esattamente il contrario. Si rimarrà a casa perché nelle fabbriche, negli impianti di produzione, negli uffici e nei negozi non ci sarà più niente da fare.

I negozi europei saranno vuoti perché la produzione industriale si fermerà. Si formeranno le code per via dei razionamenti, della mancanza di merci, dalle pompe di benzina ai supermercati: una prospettiva da Unione Sovietica allo sbando, come accadde a partire dalla metà degli Anni Ottanta.
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