Per quanto riguarda le provenienze geografiche, i
deficit più rilevanti sono stati quelli consueti: è in testa quello con la
Cina con -382,9 miliardi di dollari, seguita dalla
Unione Europea con -203,9 miliardi, dal
Messico con -130,6 miliardi, dal Vietnam con -116,1 miliardi, dal
Canada con -81,6 miliardi. Ed ancora, troviamo -73,7 miliardi con la
Germania, -68 miliardi con il
Giappone, -66,1 miliardi con l'
Irlanda, -48,1 miliardi con
Taiwan, -43,1 miliardi son la
Tailandia, -41,7 miliardi con l'
Italia, -38,3 miliardi con l'
India e -36,6 miliardi con la
Malesia. In fondo alla lista, compare la
Francia con -11,9 miliardi di dollari.
Si possono trarre le seguenti considerazioni: nel 2022,
il deficit con la Cina si è comunque ridotto rispetto al picco di -418 miliardi del 2018, il secondo anno della Presidenza Trump che iniziò da subito una feroce battaglia commerciale a colpi di dazi,
ma ha comunque recuperato moltissimo rispetto al 2020, l'ultimo anno della Presidenza Trump, quando era sceso a 308 miliardi di dollari.
Ci sono da rilevare poi i forti deficit con gli altri Paesi del Sud Est Asiatico: Vietnam, Tailandia e Malesia. La sostituzione degli impianti in Cina con altri insediati in questi ultimi Paesi ha solo stornato i flussi del deficit americano.
Non pare poi che abbia avuto grande successo la
rinegoziazione del Trattato di libero commercio fatta dallo stesso Trump con Canada e Messico per riequilibrare i conti: il deficit col Canada è sprofondato dai -18.8 miliardi del 2018 ai -81,6 miliardi del 2022; quello col Messico è praticamente raddoppiato, passando dai -77,7 miliardi del 2018 ai -130,6 miliardi del 2022.
Il deficit commerciale con l'Unione Europea, che era peggiorato dai -168,4 miliardi di dollari del 2018 ai -218,7 miliardi del 2021, si è ridotto ai -203,9 miliardi del 2022. Potrebbe essere l'effetto delle maggiori esportazioni statunitensi di prodotti energetici, dopo l'embargo dichiarato nei confronti di quelli russi per via della guerra in Ucraina.
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