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Le trappole di una legislazione caotica


C'è un aspetto da approfondire, quello della contrattazione dei crediti fiscali, al cui esito si conviene la cessione: mentre doveva essere solo una transazione economica tra due soggetti a fini esclusivamente fiscali, è diventata in taluni casi una operazione finanziaria. I crediti verrebbero comprati sul mercato come oggetto di investimento, da rivendere successivamente a chi ha effettivamente la possibilità di utilizzarli come credito fiscale. Rappresentano la cartolarizzazione di un credito (se pure esercitabile solo sul piano fiscale) nei confronti dello Stato.

Si sta probabilmente verificando ciò che era negli auspici di coloro che sostenevano che la libera circolazione dei crediti fiscali avrebbe creato una sorta di "moneta fiscale", creando le condizioni per un impulso economico aggiuntivo ragguagliabile ad un intervento keynesiano di spesa. La riduzioni di imposta, circolando, diventano infatti un mezzo di pagamento aggiuntivo rispetto alla moneta ufficiale.

Il fatto è che mentre la spesa pubblica, per essere erogata in disavanzo, richiede la previa emissione di titoli di debito e la correlativa contabilizzazione di questo, la circolazione dei crediti fiscali è rimasta finora in un'area grigia, quella della semplice previsione di un minor gettito futuro.

Non solo. Ancor più rilevante è il fatto che mentre la spesa pubblica è sempre decisa quantitativamente, viene erogata entro i limiti previsti ed in ogni caso nel limite delle disponibilità di bilancio, i crediti fiscali sono stati disciplinati come una sorta di "diritto" a disposizione di chiunque facesse una serie di lavori edilizi, senza un limite preordinato di capienza. Insomma, è stato attivato un meccanismo a tiraggio, lasciando ai singoli la decisione di avvalersi di questo beneficio.

Insomma, anche a volere prendere per buona la teoria della "moneta fiscale", la sua stamperia è stata lasciata aperta, praticamente a disposizione di chiunque facesse richiesta di soldi.

A dire il vero, visto che gli uffici della Agenzia delle Entrate contabilizzano subito gli importi dei crediti di imposta, iscrivendoli nei cassetti fiscali dei contribuenti, non sarebbe stato difficile immaginare un sistema a plafond o a rubinetto, magari con priorità e su base annuale.

Si sente parlare di cartolarizzare i crediti fiscali che ancora non hanno un cessionario, per sbloccare la situazione e disciplinarne il rimborso: ma questo significa dichiarare apertamente che si tratta di nuovo debito pubblico e non di minori entrate da scontare anno per anno.

Un pasticcio.

Le trappole di una legislazione caotica

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