E' stato compiuto così il
processo di "rilegittimazione" dei poteri pubblici: finita la paura del Comunismo, con la dissoluzione dell'URSS, la polarità tra Stato e Mercato era stata spostata a favore di quest'ultimo. Mentre lo Stato doveva intervenire solo quando fosse stato effettivamente necessario, il Mercato doveva dispiegarsi con il minor numero possibile di controlli in quanto capace di autoregolarsi: passando però da una crisi all'altra, aggiungiamo noi.
La Grande Crisi Americana del 2008 e quella dell'Eurozona del 2010-2012 avevano segnato una battuta di arresto nella Globalizzazione.
Nonostante i successi delle misure anticrisi che sono state adottate negli
Usa, con la disoccupazione ritornata a livelli bassissimi e la ripresa economica, il
deficit commerciale ha continuato a crescere. Ed invano la Amministrazione Trump ha adottato dazi sempre più elevati per ridurre l'import dalla Cina: il problema è che
la struttura produttiva americana non riesce a recuperare un gap che è ormai strutturale, arrivando a superare nel 2022 il muro dei mille miliardi di deficit per merci.
In
Europa, la adozione del Fiscal Compact ha avuto effetti duramente costrittivi per la crescita, con le finanze pubbliche orientate al pareggio strutturale. La conseguente
tendenza dei prezzi a scendere, con la deflazione, aveva destato la profondissima preoccupazione della Bce: c'era il pericolo di un collasso dei debitori e dell'intero sistema produttivo, perché il peso in termini reali dei debiti tendeva ad aumentare e le merci finite si sarebbero vendute ad un prezzo inferiore a quella di acquisto delle materie prime. Nonostante i tassi a zero e la immissione di liquidità, le dure prospettive di crescita reale hanno indotto il sistema bancario a rinunciare a pompare altro credito alle imprese anche perché avevano da smaltire le perdite della crisi precedente.
Stagnazione, dunque, anche in Europa.
L'idea del "
Great Reset" presentata a Davos, al di là del suo contenuto concreto, contempla un profondo cambio di paradigma sul piano politico ed istituzionale, prima ancora che su quello economico e finanziario.
La crisi climatica e quella ambientale richiedono un intervento "dall'alto", guidato dagli Stati che si coordinano tra loro, per una transizione energetica capace di innescare un processo di crescita che sia finalmente equilibrato. Abbiamo visto i primi risultati alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici "Cop 26" tenuta a Glasgow, dopo la riunione di Roma.
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