Il passaggio dal
Mercatismo, imperante dal punto di vista ideologico, alla attribuzione agli Stati di un ruolo inedito di responsabilità strategica nello sviluppo economico, richiedeva una profonda operazione di rilegittimazione politica e sociale: nel biennio 2020-2021, la epidemia di Covid, con
gli Stati che si sono assunti il ruolo straordinario di "Protettori della Popolazione", ha segnato il nuovo paradigma.
La attribuzione di un ruolo centrale agli Stati ha implicazioni complesse: la
decarbonizzazione della produzione industriale, mediante la riduzione delle emissioni di CO2, è finalizzata a contrastare il cambiamento climatico; l'abbandono delle auto a motore a scoppio richiede il sostegno pubblico alla creazione di Gigafactory per la produzione di batterie e sostanziosi sconti fiscali per gli acquirenti delle auto elettriche. In America, con l'Inflation Reduction Act e con il Chip Act, lo Stato si è fatto stratega, come in Europa l'Unione con la NGUE e le diverse iniziative nel settore energetico.
Questo processo di transizione si compie in un
contesto geopolitico divenuto a sua volta estremamente complicato: si va dalla riduzione della dipendenza dell'Europa dal gas russo al derisking nel commercio dei prodotti strategici con la Cina, che riguarda per un verso la limitazione della esportazione dei microchip più sofisticati ma dall'altra anche la
scarsa disponibilità delle terre rare che servono alle industrie occidentali.
Ci si è messa di mezzo, ora, anche la
crisi in Niger, che
fornisce all'Europa un quarto del suo fabbisogno di uranio, un minerale assolutamente indispensabile per il funzionamento delle centrali nucleari francesi: visti i rapporti ormai a zero con la Russia, altro Paese produttore, la situazione si fa critica. Ma di intervenire direttamente, per ristabilire al potere il governo legittimo che è stato estromesso, non se ne parla: si rischia il caos, con i Paesi africani che sono divisi tra loro sul da farsi.
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