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Il Regno Unito ha votato per l'uscita dall'Unione Europea. L'annuncio della BBC alle 04:41 ora di Londra: Leave 51,8%, Remain 48,2%

A sorpresa vince il Leave: crollano sterlina, petrolio e mercati orientali. Sale l'oro

Economia, Politica
Il Regno Unito ha votato per l'uscita dall'Unione Europea. L'annuncio della BBC alle 04:41 ora di Londra: Leave 51,8%, Remain 48,2%
(Teleborsa) - Leave ha vinto. Il referendum britannico sulla permanenza o meno della Gran Bretagna nell'UE decreta l'uscita del Regno Unito dalla UE: 51,8 per cento contro 48,2. E' stato un testa a testa per buona parte della notte, devastante per l'inghilterra e per l'intera Europa, con lo spoglio delle schede dai risultati altalenanti, con vantaggio a turno di Remain e Leave. Un susseguirsi di sorpassi e contro sorpassi con posizioni che si invertivano di continuo. Poi, intorno alle 02:30 Leave ha cominciato a spiccare il volo.



L'affluenza alle urne è stata del 71%. I Brexit Poll, subito dopo la chiusura dei seggi, avevano dato, invece, un 52% per la permanenza nell'Europa e un 48% per l'uscita, dati che avevano fatto esultare i Remain. Crollati ora prezzo del petrolio e Sterlina del 10%, mai così bassa in assoluto.


All'uscita dei primi sondaggi, poi clamorosamente smentiti, il Premier britannico, David Cameron, aveva ringraziato i sostenitori della permanenza in UE. Anche l'avversario Farange, leader dell'Ukip, aveva ammesso che "sembra che sia in vantaggio il Remain, ma che comunque per l'uscita dalla UE è una vittoria lo stesso, date le percentuali. Aspettiamo il conteggio e vedremo". Più tardi l'esultanza, manifestata anche da una ininterrotta valanga di twit.

I mercati stavano già brindando, con la sterlina che volava. Ora, appunto, il crollo, con la moneta britannica scesa sulla soglia di 1,10 sul dollaro, meno 10%, il più pesante calo di sempre. Ora è panico, è all'apertura dei mercati dell'Oriente è già tracollo.

Oltre 46 milioni dei cittadini di “Sua Maestà” si sono recati alle urne, non senza aver ascoltato l’ultimo appello del Premier britannico che ha avvisato “meglio restare in Europa” perché "il Regno sarà più prospero e più sicuro dentro l’UE".

I cittadini britannici hanno dovuto rispondere al seguente quesito sulla scheda: "Il Regno Unito dovrebbe rimanere membro dell'Unione Europea o dovrebbe lasciare l'Unione Europea?".

I seggi si erano aperti alle 7 ora locale (le 8 in Italia) e chiusi alle 22 (23 in Italia). Il conteggio dei voti è partito subito dopo la chiusura dei seggi. I risultati a livello nazionale sono stati annunciati a Manchester, ultimo fra i governi regionali a dichiarare il risultato. Prima, si è potuto tastare il polso con i risultati annunciati a Newcastle e Sunderland, giunti dopo l'01:00.

Il fronte del "Remain" aveva guadagnato punti negli ultimi giorni, dopo che la campagna elettorale era stata interrotta bruscamente in seguito all’assassinio di Jo Cox, la deputata britannica laburista anti-Brexit, aggredita in strada da un uomo, al grido di "Britain First"

Dalla parte del “Remain”, anche il presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, che nel suo discorso alla Commissione bancaria del Senato aveva parlato di "significative ripercussioni economiche" per l’America e per la “stabilità globale dei mercati finanziari”.

Anche il numero uno della BCE Mario Draghi ha preso per tempo le precauzioni del caso, dicendo che "la Banca Centrale Europea è pronta e che sono stati fatti tutti i passi necessari" all'eventualità di un voto favorevole all'uscita del Regno Unito dall'UE.

Ma se oggi i riflettori erano puntati sulla Brexit, l’Unione Europea non dimentica che ci sono in agenda molti eventi che potrebbero avere ripercussioni importanti sul futuro dell’UE. Dietro l’angolo, il 26 giugno, si aspettano le elezioni legislative in Spagna, visto che dalle precedenti, del dicembre 2015, non è scaturito un governo. Ad aprile del prossimo anno sarà la Francia che dovrà scegliere il Presidente della Repubblica e, a fine estate, la Germania eleggerà il suo Parlamento e il Cancelliere. Sempre nel 2017, scadrà il mandato dei presidenti del Consiglio europeo, Donald Tusk, e del Parlamento europeo, Martin Schulz.

Dall'altra parte dell’oceano, a novembre di quest’anno, invece, sarà eletto il nuovo presidente degli USA che avrà il volto del repubblicano Trump o della democratica Clinton. Certamente un evento che non passerà inosservato da questa parte del Globo.


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