(Teleborsa) -
Continua il braccio di ferro tra la Catalogna e il Governo spagnolo.
I nazionalisti catalani hanno deciso di votare la dichiarazione unilaterale di indipendenza giovedì 26 ottobre nella seduta dell’Assemblea regionale.
Dopo tre settimane dal
referendum che ha detto sì all'indipendenza della Catalogna, gli animi non si sono rasserenati, anzi lo scontro rimane più vivo che mai.
Madrid, infatti, ha messo alle strette Puigdemont il Presidente della comunità autonoma che aveva chiesto
due mesi di tempo per portare avanti le trattative, limitandosi a ribadire l'importanza di rispettare la volontà dei
due milioni di catalani che hanno chiesto l'indipendenza.
Il partito di
Puigdemont aveva dato l'autorizzazione al presidente catalano di dichiarare l'indipendenza se il governo
Rajoy avesse deciso di applicare l'art. 155 della costituzione, che consente di commissariare la comunità autonoma spagnola situata all'estremità nord-orientale della penisola iberica.
Intanto, il portavoce degli affari esteri della Catalogna si appella all'Unione Europea.
Raul Romeva parlando alla radio della BBC tira in ballo anche l'Unione Europea. Secondo
Romeva l' UE perderà di credibilità se lascerà che
Madrid imponga il commissariamento della Catalogna visto e soltanto il popolo catalano ha il diritto a cambiare le istituzioni regionali.
Non si è fatta attendere la risposta della Moncloa. Il vice Premier spagnolo
Soraya Saenz de Santamaria, intervistata dalla radio, ha detto che il presidente del Governo della Catalogna,
Puigdemont, perderà ogni potere e smetterà di ricevere uno stipendio una volta che il senato approverà '‘articolo 155.
Se la
Catalogna anticiperà a giovedì 26 ottobre la dichiarazione di indipendenza anche il Senato spagnolo nello stesso giorno approverà le misure previste dal famigerato articolo della Costituzione che impone il controllo di Madrid sulla regione autonoma.