(Teleborsa) - Il valore economico creato dal
Carnevale non è affatto uno scherzo: ammonta a 220 milioni di euro, il 10% in più rispetto allo scorso anno. Da Venezia a Viareggio, da Ivrea a Putignano la tradizione festaiola si è trasformata anche in un ricco business che accende la domanda turistica in un periodo altrimenti morto, montagna esclusa.
Lo rileva una indagine del Centro studi della
CNA condotta tra le imprese associate alla Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa coinvolte direttamente e indirettamente nelle attività carnascialesche alla vigilia del rush finale, e del picco di attività, destinato a chiudersi oggi, 13 febbraio 2018, martedì grasso.
Imprese che quest’anno registrano anche una novità: l’impennata del
turismo esperienziale legato al Carnevale. Dalla creazione di costumi e maschere alla realizzazione dei piatti tipici sono sempre di più i turisti che vogliono “sporcarsi le mani” (in senso buono): “partecipare”, insomma, oltre che “assistere”.
Con un giro d’affari stimato intorno ai 60 milioni (contro i 55 del 2017) la parte del leone anche quest’anno se l’aggiudica
Venezia, seguita a ruota da
Viareggio con un giro d’affari complessivo di circa 28 milioni (a fronte dei 26 milioni dell’anno scorso). Risultati apprezzabili anche quelli di
Ivrea: la stima per quest’anno è di 2,75/3 milioni di giro d’affari complessivo generato dalla manifestazione che culmina nella Battaglia delle arance.