(Teleborsa) - Desta ancora clamore la
Direttiva Salvini sul degrado urbano, ispirata da motivazioni attinenti alla
sicurezza delle città, fortemente
criticata dai Sindaci per lo sconfinamento di competenze. Un provvedimento che è tornato a dividere le due ali del Governo (Lega e M5S) ed è stato
accusato di essere anti democratico dal vicepremier
Luigi Di Maio.
La direttiva emanata dal Ministero dell'Interno prevede la possibilità che i
Prefetti emanino ordinanze per proteggere le cosiddette "zone rosse", ovvero le aree a rischio degrado e dove c'è la presenza di persone dedite all'illegalità, con strumenti di natura straordinaria e per motivi di necessità ed urgenza.
Un provvedimento fortemente criticato al
Movimento Cinquestelle, che fa un
richiamo "ai tempi dei podestà fascisti", sollecitando l'aspra
replica del Sindacato dei Prefetti (Sinpref). "Stiano tranquilli i cittadini: nessun prefetto è mai stato e ancor più potrebbe essere oggi, per cultura e formazione, un podestà fascista", dichiara
Antonio Giannelli, presidente del Sinpref.
Secondo Giannelli, la direttiva
riprende "esperienze già fatte nel recente passato" e
non determina "alcuna sostituzione dei prefetti ai sindaci, ma possibilità di attuare iniziative ulteriori, destinate a essere definite in maniera condivisa nei singoli territori nell'ambito dei Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica".
"I Prefetti - sottolinea - garantiscono da sempre l'unitarietà della Repubblica e la coesione sociale. Una funzione ampiamente riconosciuta loro dai cittadini, che li vedono lavorare in silenzio a servizio della gente, coordinando le politiche della sicurezza e mantenendo contatti continui con i rappresentanti elettivi delle singole collettività".