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Su Facebook "stangata" da 5 miliardi di dollari per violazione privacy

Multa record dell'Autorità Federale americana per il caso Cambridge Analytica. La più grande mai comminata sinora contro una società hi-tech

Economia, Scienza e tecnologia
Su Facebook "stangata" da 5 miliardi di dollari per violazione privacy
(Teleborsa) - Una "stangata" da 5 miliardi di dollari si abbatte su Facebook per aver violato le norme sulla privacy nel caso Cambridge Analytica. La colossale maxi multa - secondo quanto riportato da il Wall Street Journal - è stata decisa dalla Federal Trade Commission (FTC), l'Autorità del settore, ed è la più grande mai comminata contro una società hi-tech. Cambridge Analytica è stata fondata nel 2013 da Robert Mercer, miliardario imprenditore statunitense con idee molto conservatrici che tra le altre cose è uno dei finanziatori del sito d’informazione di estrema destra Breitbart News, diretto da Steve Bannon (che è stato consigliere e stratega di Trump durante la campagna elettorale e poi alla Casa Bianca).



L'Authority Usa aveva cominciato ad indagare nel marzo del 2018 quando fu scoperto che Cambridge Analytica per scopi politici era riuscita a entrare in possesso dei dati di circa 87 milioni di utenti Facebook. Cambridge Analytica è società di consulenza britannica che combina il data mining, l'intermediazione dei dati e l'analisi dei dati con la comunicazione strategica per la campagna elettorale e nel 2016 sembrerebbe aver avuto importanti rapporti con alcuni dei più stretti collaboratori di Donald Trump, soprattutto appunto durante la campagna elettorale statunitense che lo ha poi visto vincitore divenendo Presidente degli Stati Uniti d'America.

Cambridge Analytica è appunto società specializzata nel raccogliere dai social network un’enorme quantità di dati sui rispettivi utenti, utilizzando una metodologia che si basa principalmente sulle singole app di terzi. A cominciare da quanti "Mi piace" sono messi e su quali post, dove lasciano il maggior numero di commenti, il luogo da cui condividono i loro contenuti e così via. Informazioni poi elaborate da modelli e algoritmi in modo da creare profili di ogni singolo utente, con un metodo simile a quello della "psicometria", che è il settore della psicologia che si occupa di misurare abilità, comportamenti e più in generale le caratteristiche della personalità. Più alto è il numero di "Mi piace", commenti, tweet e altri contenuti analizzati, più è preciso il "profilo psicometrico" di ogni utente.

La vicenda dimostra ancora una volta quanto Facebook fatichi a tenere sotto controllo il modo in cui sono usati i suoi dati, che poi sono non sono altro che quelli dello straordinario e pressoché incalcolabile numero che formano le centinaia e centinaia di milioni di utenti che il social raccoglie in ogni parte del mondo. Facebook vieta ai proprietari di app di condividere con società terze i dati che raccolgono sugli utenti. Per i trasgressori sono previste sanzioni come la sospensione degli account. Ma a quanto sembra, nel caso di Cambridge Analytica la sospensione è arrivata troppo tardivamente. La classica chiusura della stalla dopo l'uscita dei buoi, anche se la vicenda presenta "contorni ancora nebulosi". Da qui la responsabilità di Facebook e la conseguente "stangata".
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