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Outlook Abi-Cerved: nel biennio 2020-21 si interrompe il calo dei crediti deteriorati

Il rallentamento della congiuntura economica interromperà questo trend, ma il rischio di credito relativo alle imprese si manterrà su livelli inferiori alla fase pre-crisi

Economia
Outlook Abi-Cerved: nel biennio 2020-21 si interrompe il calo dei crediti deteriorati
(Teleborsa) - Nel 2019 continua a ridursi il tasso di deterioramento del credito alle imprese, ovvero la quota dei crediti in bonis che nel corso dell'anno vanno in default passando allo status di deteriorati (Non Performing Loans – NPLs). Nel biennio successivo il rallentamento della congiuntura economica interromperà questo trend, ma il rischio di credito relativo alle imprese si manterrà su livelli inferiori alla fase pre-crisi. Il rallentamento della congiuntura economica influirà negativamente sul biennio 2020-2021, facendo salire, seppur di poco, il tasso di deterioramento dei prestiti (3,3% a fine periodo, dal 3,1% del 2019), che comunque resterebbe al di sotto dei livelli pre-crisi (3,6% di media tra il 2006 e il 2008). Il fenomeno interesserà le aziende di tutte le fasce dimensionali e ogni area del Paese. Questo, in sintesi, lo scenario che emerge dall'Outlook Abi-Cerved, progetto che quest'anno – per cogliere maggiormente il legame tra ciclo economico e rischio creditizio – sposta il focus dell'analisi dal flusso di nuove sofferenze a quello dei nuovi crediti deteriorati delle imprese.



In base ai dati della Banca d'Italia – si legge nel Rapporto – nel 2019 è proseguito a ritmi sostenuti il trend di riduzione dello stock di crediti deteriorati accumulati dalle banche. Il calo è stato generato sia dalle operazioni di dismissione dei crediti sia dai minori flussi di nuovi prestiti entrati in default. I tassi di deterioramento delle società non finanziarie hanno registrato una contrazione significativa sia nel primo trimestre (3,1% contro il 3,3% dell'anno precedente) sia nel secondo (2,9% contro il 3,4%), allontanandosi sempre di più dai picchi negativi raggiunti nel corso della crisi economica (7,5% a fine 2012).

Le previsioni elaborate da Abi e Cerved evidenziano, tuttavia, che nel prossimo biennio, a causa dello scarso dinamismo della congiuntura economica, si assisterà a una lieve inversione di tendenza: nel 2021 l'incidenza dei flussi di nuovi prestiti in default (sul totale dei prestiti in bonis delle società non finanziarie) si attesterà al 3,3%, dunque in crescita di due decimi di punto rispetto alle stime di fine 2019.

I tassi di deterioramento – secondo l'analisi – si manterranno comunque su livelli inferiori alla fase pre-crisi e ben al di sotto dei picchi del 2012-13 in tutte le classi dimensionali e i comparti analizzati nell'Outlook, anche laddove si prevedono i rialzi più consistenti rispetto al 2019, cioè nelle grandi imprese – dall'1,5% al 2%, soprattutto nel comparto dell'industria (dall'1,1% all'1,6%) e dei servizi (dall'1,4% all'1,9%) – e in quelle di media dimensione relative ai servizi (dall'1,6% al 2,2%). Il settore dell'edilizia, che nel 2019 può vantare il calo più evidente (dal 4,7% al 4,3%), salirà al 4,5% nel 2020 e al 4,4% nel 2021. Quanto alle piccole imprese, quelle che operano nelle costruzioni e nei servizi non mostreranno alcun peggioramento (le prime passeranno dal 3% al 2,9% e le seconde resteranno al 2%).

"Dopo gli anni difficili della crisi, il problema dello stock di sofferenze nei bilanci delle banche è in via di soluzione – commenta Andrea Mignanelli, ad di Cerved –. Le previsioni di leggero rialzo dei nuovi crediti deteriorati non ci preoccupano e riflettono la stagnazione della nostra economia. In uno scenario così debole, le banche possono recuperare margini di redditività puntando su innovazione e digitalizzazione: questa è anche la strada per aumentare il credito alle piccole imprese con fondamentali solidi, ma che per molte banche risultano ancora opache".

"Il Rapporto – osserva Giovanni Sabatini, direttore generale di Abi – conferma che anche in caso di una perdurante debolezza del ciclo economico non si interromperà il trend di riduzione della rischiosità degli attivi delle banche operanti in Italia. La stabilizzazione del flusso di nuovi crediti deteriorati sui livelli pre-crisi favorirà anzi un'ulteriore contrazione dell'NPL ratio, che ci attendiamo convergere in breve tempo sui target fissati dalle Autorità di vigilanza. Si tratta di un risultato che premia gli sforzi compiuti dal settore negli ultimi anni e ne conferma la solidità complessiva. Occorre ora concentrarsi sulla crescita delle attività a supporto del settore produttivo, auspicabilmente senza nuovi appesantimenti regolamentari ad esito del processo di implementazione in Europa della normativa di finalizzazione di Basilea 3".






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