(Teleborsa) - Il
climate change causerà la prossima crisi economica sistemica che sarà
devastante e più difficile da gestire di quelle affrontate finora.
A lanciare l'allarme è la
Banca regolamenti internazionali, istituzione regolatoria di supporto per le banche centrali mondiali e per il Financial Stability board, nel suo ultimo rapporto
"Cigno verde. Cambiamenti climatici e stabilità del sistema finanziario: quale ruolo per banche centrali, regolatori e supervisori", a firma del vice dg Luiz Awazu Pereira de Silva, Patrick Bolton, Morgan Després, Frédéric Samama e Romain Svartzman.
Lo studio si richiama al
"cigno nero", come viene definito un
evento raro e non prevedibile con i modelli di analisi tradizionali (basati sulle serie storiche) nel noto saggio
"Black Swan" dell'ex trader
Nassim Nicholas Taleb, uscito all'epoca della crisi del 2007.
Rispetto al primigenio "evento raro", il
cigno verde del rapporto avrà effetti ancora più devastanti perché peggiorati dalla concomitanza di diversi fattori. Tra questi, si sottolinea come le
catastrofi naturali nate dal cambiamento climatico siano molto
più pericolose delle crisi sistemiche perché mettono a serio rischio la sopravvivenza dell'umanità.
Inoltre, la crisi derivante dai cambiamenti climatici è
molto più complessa da gestire rispetto a quelle vissute fino adesso perché può "generare dinamiche ambientali, geopolitiche, sociali ed economiche fondamentalmente imprevedibili".
I cigni verdi dunque sono doppiamente pericolosi anche perché
non prevedibili con i tradizionali modelli basati sulle serie storiche, cosa che richiederà la
realizzazione di nuovi modelli basati su scenari predittivi che tengano conto anche delle reazioni a catena.
Da qui il rischio per le banche centrali che
"possono essere trascinate inevitabilmente in acque inesplorate" soprattutto "se restano ferme e aspettano che altre autorità governative si muovano".
Non essendo "più in grado di raggiungere l'obiettivo di assicurare la stabilità finanziaria e dei prezzi",
potrebbero "essere forzate a intervenire come salvatori di ultima istanza del clima ed essere costrette ad acquistare su grande scala asset svalutati per salvare il sistema finanziario e anche oltre".
Gli istituti centrali, insiste lo studio, devono quindi
farsi soggetti attivi del cambiamenti di policy con un maggiore coordinamento su scala globale per sollecitare governi, aziende, società civile e comunità internazionale ad agire con strumenti sistemici per evitare o almeno frenare il climate change.