(Teleborsa) -
L'Italia è 51esima nel mondo con un punteggio di
53 punti su 100 nel ranking della percezione della corruzione di
Transparency International. Guadagna un voto e due posizioni rispetto all'anno scorso, appaiata ad
Arabia Saudita e Ruanda, e un gradino sotto a Malta.
La classifica del Cpi (indice di percezione della corruzione in 180 Paesi) mette in luce però
due questioni: è lontana la sufficienza pur avendo guadagnato
12 punti dal 2012 e r
allenta la scalata alla classifica, dominata anche quest'anno da
Danimarca e Nuova Zelanda. In Europa fanno bella figura anche
Finlandia e Svezia, mentre Bulgaria, Romania e Ungheria occupano le ultime posizioni della classifica continentale.
A livello globale spiccano la
caduta di Canada (-4 punti), Francia e Regno Unito (-3) e perdono due punti anche gli
Usa (a 69 contro i 71 precedenti).
"Siamo lieti di vedere un ulteriore miglioramento", osserva Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia "ma sinceramente speravamo in qualcosa di più. Il rallentamento è dovuto a diversi problemi che il nostro Paese si trascina da sempre
senza riuscire a risolverli".
In particolare, pesa la
criminalità organizzata, che preferisce spesso l'arma della corruzione e che oggi ha assunto forme nuove, sempre più difficili da identificare e contrastare. Altro tema rilevante è la
regolamentazione delle lobby e dei conflitti di interesse: "due questioni fondamentali nella
lotta alla corruzione", sulle quali osserva Transparency, "ancora il Parlamento tace. Solo tante promesse e audizioni che ancora non si sono
trasformate in atti concreti".