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Partite IVA, "effetto Covid:" calo del 50% a marzo

Nel primo trimestre flessione del 19,7%

Economia
Partite IVA, "effetto Covid:" calo del 50% a marzo
(Teleborsa) - Neanche le Partite IVA si salvano dalla morsa mortale del coronavirus. Secondo i dati del Ministero del Tesoro nel mese di marzo si è registrata la metà delle aperture di nuove partite Iva rispetto allo stesso periodo del 2019. Ma il calo è anche precedente. Secondo il monitoraggio dell'Osservatorio sulle Partite IVA, nei primi tre mesi del 2020 sono 158.740: una flessione del 19,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, determinata prevalentemente dall'emergenza sanitaria.

Nei primi due mesi, però, la contrazione era stata solo dell’8%, dovuta soprattutto alla diminuzione di avviamenti in regime forfettario rispetto al notevole aumento riscontrato nei primi mesi del 2019. Gli effetti dell'emergenza sanitaria sono rilevabili nel mese di marzo, si legge nel comunicato, con un calo di aperture pari al 50% rispetto a marzo 2019.

La distribuzione per natura giuridica mostra che il 76,1% delle nuove aperture di Partita IVA è rappresentata da persone fisiche, il 18,6% da società di capitali, il 3,6% da società di persone; la quota dei "non residenti" e "altre forme giuridiche" rappresenta complessivamente l'1,6% del totale delle nuove aperture.

Riguardo alla ripartizione territoriale, il 45,2% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 21,5% al Centro e quasi il 33% al Sud e nelle Isole.

In base alla classificazione per settore produttivo, prosegue il comunicato, le attività professionali risultano il settore con il maggior numero di aperture di Partite Iva (19,7% del totale), seguito dal commercio con il 17,1% e dalle costruzioni (9,7%). Rispetto al primo trimestre del 2019, tra i settori principali la maggiore flessione di aperture si è registrata nelle attività di intrattenimento (-24,9%, in marzo -63,9%), la meno sensibile nella sanità (-10,5%).
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