(Teleborsa) -
Come cambierà a scuola con il nuovo Dpcm? Le scuole
superiori passeranno alla
didattica a distanza obbligatoria dall’attuale 75%
al 100%, mentre
scuola dell’infanzia e primo ciclo continueranno
in presenza, ma con l’obbligo della mascherina anche quando gli alunni saranno seduti al banco. Diventa tassativo il
divieto dei viaggi d’istruzione e l’organizzazione degli
incontri collegiali sarà a distanza, quindi da attuare
solo online.
Nelle cosiddette
"zone rosse", dove la percentuale di contagiosità è elevata - Lombardia, Piemonte, Calabria, Alto Adige e Valle d'Aosta- le attività didattiche
fino alla secondaria di primo grado si svolgeranno
in presenza, con la possibilità dalla seconda media di svolgere lezioni a scuola solo per gli alunni disabili, Bes o per attività di laboratorio, sempre comunque garantendo “il collegamento on line con gli alunni della classe che sono in didattica digitale integrata”.
Sempre dal 5 novembre dovrebbero essere
sospese anche le prove uniche del concorso straordinario rivolto ai docenti della scuola secondaria.
"La didattica a distanza prevista ora per tutte le scuole superiori è una condizione probabilmente inevitabile ma che determinerà problemi negli apprendimenti, perché la dad non può sostituire la didattica in presenza", afferma
Marcello Pacifico, Presidente del sindacato
Anief, esprimendo però un
giudizio positivo sull'ipotesi di
contratto della didattica a distanza "a partire dal mantenimento dell’orario di lezione che si svolgeva in aula".
"Le non regole - aggiunge il sindacalista - non sono una buona condizione, per nessuno. Inoltre, a differenza di marzo, aprile e maggio, verrà utilizzato il registro elettronico, un prezioso strumento per monitorare le attività e ufficializzarne la realizzazione".
"Superata questa fase - conclude il Presidente di Anief - è chiaro più che mai che
bisognerà subito intervenire sulle classi pollaio, così come
stabilizzare i precari riaprendo le GaE e stabilizzando con il doppio canale. Sul
concorso straordinario continuiamo ad essere convinti che andava
trasformato in uno strumento che permetta ai docenti di essere immessi in ruolo in modo graduale e non selettivo: ben venga lo stop, perché va a tutela dei candidati".