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L'Ecopillola di Andrea Ferretti: ma la BCE sta sbagliando la politica dei tassi?

Economia
L'Ecopillola di Andrea Ferretti: ma la BCE sta sbagliando la politica dei tassi?
(Teleborsa) - La BCE e la sua strategia di politica monetaria sono al centro dell'ultima Ecopillola di Andrea Ferretti, economista e docente del Master in Scienze economiche e bancarie alla Luiss Guido Carli, che torna sull'argomento e sull'adeguatezza delle decisioni assunte, in considerazione del rapidissimo evolversi dello scenario macroeconomico.

Punto 1 - Le decisioni della BCE. La BCE ha di recente confermato che alla prossima riunione del 21 luglio procederà ad un primo aumento dei tassi di interesse dello 0,25%. Successivamente nella riunione dell'8 settembre ci sarà un secondo aumento dei tassi d'interesse e anche questo di uno 0,25%. Contemporaneamente la Fed, spaventata dal dato dell'inflazione di maggio all'8,6%, ha bruscamente alzato i tassi d'interesse dello 0,75%, ben al di sopra di ogni previsione.

Punto 2 - Le reazioni in Europa. La reazione alle decisioni delle banche centrali è stata piuttosto scomposta: crollo nelle principali borse europee e rendimento dei titoli pubblici e spread in rapida accelerazione come non si vedeva da anni. Sullo sfondo la paura che l'aumento dei tassi di interesse ossa, da una parte, rallentare l'inflazione, ma dall'altra possa trascinare l'Europa in una recessione.


Punto 3 - Le conseguenze in Italia. E' particolarmente delicata la situazione italiana a causa del nostro abnorme debito pubblico, Di conseguenza, la Borsa di Milano ha perso oltre il 5%, lo Spread BTP-Bund è volato oltre 250 basis points ed il rendimento dei nostri titoli decennali ha superato il 4%, cosa che non si vedeva dal 2014.

Punta 4 - Il comportamento della BCE. Ma la BCE ha fatto bene o male a varare una politica restrittiva in presenza di un'economia europea che rischia la crescita zero o addirittura la recessione? Direi che ha fatto bene per almeno due motivi. Il primo è questo: se la BCE avesse deciso di rimanere alla finestra con un'inflazione europea all'8,1% in rapida accelerazione, cioè avesse avuto la "sindrome dello struzzo", avrebbe lasciato mano libera ai mercati, che messi sotto stress, avrebbero esasperato questa situazione fino a costringerla ad intervenire. Ma l'intervento sarebbe stato tardivo, inefficace e soprattutto più doloroso per tutti. Il secondo motivo è che la BCE ha ormai nel suo arsenale armi prima impensabili ed ha anche imparato ad utilizzarli con grande equilibrio e prudenza. In quest'ottica, Lagarde ha annunciato che entro luglio, la BCE varerà un nuovo strumento, lo scudo anti-spread, in grado di impedire alla speculazione di far schizzare in alto gli spread dei Pesi più fragili.

Detto questo, il vero rischio per l'Italia, non deriva tanto da un moderato aumento dei tassi di interesse, ma dal rischio che le crescenti fibrillazioni politico-elettorali unite al nostro abnorme debito pubblico, inducano i mercati a pensare che siamo sull'orlo di una crisi di nervi e non più in gradi di mettere a terra correttamente il PNRR. E allora, con 2.750 miliardi di debito pubblico tutto possiamo fare meno che perdere la fiducia dei mercati.
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