(Teleborsa) - Il Consiglio direttivo della
Banca Centrale Europea ha intenzione di "innalzare i
tassi di interesse di riferimento di 25 punti base in occasione della riunione di politica monetaria di luglio". È quanto si legge sull'ultimo Bollettino economico pubblicato oggi da Francoforte. "Su un periodo più esteso – prosegue il documento –, prevede di aumentare nuovamente i tassi di riferimento a settembre". In particolare, la postata del rialzo di
settembre "dipenderà dall'aggiornamento delle prospettive di
inflazione a medio termine. Qualora permangano invariate o si deteriorino, al momento della riunione di settembre sarà opportuno un incremento superiore".
Lo stesso Consiglio direttivo ha assicurato che l'inflazione tornerà sull'
obiettivo del 2% a medio termine. A maggio l'inflazione "ha ripreso ad aumentare in misura significativa, principalmente a causa dei rincari dei beni energetici e alimentari",ha spiegato la BCE, anche per effetto dell'impatto della guerra in Ucraina (e delle
sanzioni contro la
Russia). "Ma le pressioni inflazionistiche si sono ampliate e intensificate, con un forte incremento dei prezzi di molti beni e servizi. Gli esperti dell'Eurosistema hanno rivisto sensibilmente al rialzo lo scenario di base delle proiezioni sull'
inflazione, che rimarrà, per qualche tempo, su non auspicabili livelli elevati. Tuttavia, la moderazione dei costi dell'energia, l'attenuarsi delle difficoltà dal lato dell'offerta legate alla
pandemia e la normalizzazione della politica monetaria dovrebbero determinare un calo dell'inflazione", ha aggiunto la BCE. "Alla fine dell'
orizzonte di proiezione (nel 2024, ndr) l'inflazione complessiva dovrebbe collocarsi lievemente al di sopra dell'obiettivo della BCE".
Infine la BCE è tornata a sottolineare che tra i maggiori paesi dell'area dell'euro, la
Germania e l'
Italia presentano il più elevato livello di dipendenza dal
gas russo". Il grado di sostituibilità delle fonti energetiche – ha osservato l'istituzione di Francoforte – "è rilevante ai fini di qualsiasi analisi delle implicazioni economiche della guerra per i prezzi dell'energia e per le forniture dell'area".
"Le tensioni riguardanti le
forniture di
energia dalla Russia possono trasmettersi all'area dell'euro mediante i prezzi sui mercati internazionali e gli approvvigionamenti diretti – si legge nel bollettino –. Nel 2019 la produzione energetica russa ha rappresentato il 12 per cento dell'offerta mondiale di petrolio, il 5 per cento di quella di carbone e il 16 per cento di quella di gas. Nel 2021 la Russia è stata il principale fornitore di materie prime energetiche all'area dell'euro, rappresentando il 23 per cento delle importazioni totali di energia". L'area dipende da Mosca "in particolare per le importazioni di gas naturale, che nel 2020 hanno rappresentato il 35 per cento delle importazioni di gas e l'11 per cento del consumo primario di energia".