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L'Ecopillola di Andrea Ferretti - Nuovo Patto di stabilità: catastrofe o opportunità per l'Italia?

Economia
L'Ecopillola di Andrea Ferretti - Nuovo Patto di stabilità: catastrofe o opportunità per l'Italia?
(Teleborsa) - Finalmente la Commissione europea ha presentato la sua proposta di revisione del Patto di stabilità, che adesso verrà sottoposto del Consiglio europeo e del Parlamento. Ma com'è questa proposta? Una catastrofe o una opportunità per il nostro Paese? A questa domanda risponde l'economista Andrea Ferretti analizzando nel dettaglio la riforma.

Cosa è il Patto di stabilità?

Il Patto di stabilità è un accordo del 1997 che prevedeva rigidi obblighi e sanzioni a carico di quei Paesi che non rispettassero determinati criteri di bilancio, come un rapporto deficit/PIL del 3% ed un rapporto debito/PIL del 60%. Successivamente, nel 2020, a causa della crisi pandemica, le clausole del Patto di stabilità, che chiameremo Vecchio Patto sono state sospese fino a fine dicembre 2023.



Punti di forza del nuovo Patto

1 - I criteri - Il primo punto di forza riguarda i criteri. Il Vecchio Patto prevedeva che i Paesi che evidenziassero un debito superiore al 60% del loro PIL, dovessero ridurre il debito ogni anno di 1 ventesimo. Il nuovo Patto dovrebbe essere invece più elastico, non più obiettivi numerici uguali per tutti i Paesi, ma ma l'individuazione di traiettorie di rientro dal debito preventivamente concordate fra ciascun Paese e la Commissione.

2 - La gradualità - I citati piani di rientro dovrebbero, di base, durare 4 anni, ma è previsto che possano essere allungati fino a 7 anni, diventando più sostenibili anche per i Paesi più indebitati come l'Italia.

Punti di attenzione

1- La clausola tedesca - Proprio all'ultimo la Germania è riuscita a inserire nel patto di stabilità una clausola che prevede che i Paesi che hanno un rapporto deficit/PIL superiore al 3%, debbano obbligatoriamente effettuare degli aggiustamenti di bilancio ogni anno, fino a rientrare nei parametri prefissati. A questo scopo alcune simulazioni prevedono che, nel caso italiano, si renderanno necessari tagli alla spesa pubblica per circa 8 miliardi l'anno. E' evidente che questo criterio è in grado di frenare gli interventi del governo in materia di fiscalità, lavoro, previdenza e altro.

2 - Il no alla proposta italiana - Non è stata accettata la proposta italiana di non conteggiare alcune spese legate ad investimenti in settori prioritari, come quelli coperti dal PNRR: digitale, ambiente, sicurezza e sanità. Si tratta di un punto fondamentale sul quale il nostro governo dovrà insistere nel corso della trattativa.

Conclusioni

Il nuovo Patto di stabilità non costituisce affatto una catastrofe per il nostro Paese come affermano alcuni economisti più pessimisti. E' vero che per i Paesi a moderata crescita l'obbligo di ridurre ogni anno il rapporto deficit/PIL sicuramente è in grado di rallentare la crescita economica, ma è altrettanto vero che in una situazione di grande incertezza come quella attuale, un indebitamento da 2.772 miliardi, privo di una traiettoria definita di rientro dal debito, può renderci molto più vulnerabili ad eventuali ed improvvisi shock esterni.

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