(Teleborsa) - Un’"
invasione di cavallette senza precedenti", che rappresenta una minaccia diretta alla sicurezza, alla salute e ai diritti dei consumatori. Con queste parole il
ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha descritto il fenomeno dell’ultra-fast fashion durante un incontro al ministero, sottolineando come le sue dimensioni siano diventate insostenibili anche come conseguenza indiretta dei dazi americani.
Secondo quanto riportato in un comunicato ufficiale, al
Tavolo dedicato alle misure di contrasto all’invasione di prodotti cinesi si è registrato un ampio consenso sulla necessità di intervenire con strumenti più incisivi.
Urso ha illustrato le misure già adottate o in fase di definizione a livello europeo e nazionale: oltre al dazio di
3 euro sui pacchi di valore inferiore ai 150 euro, ottenuto dalla Commissione europea, sono stati presentati emendamenti alla Legge di bilancio per introdurre, in via temporanea, un’ulteriore tassazione di 2 euro sui pacchi di basso valore provenienti da Paesi extra-Ue.
Il ministro ha inoltre richiamato le disposizioni contenute nel recente decreto sui cosiddetti "green claims", già approvato dal Consiglio dei ministri, che rafforza gli strumenti di contrasto alle pratiche commerciali scorrette legate alla presunta sostenibilità ambientale e sociale dei prodotti.
L’obiettivo è tutelare il Made in Italy sostenibile e garantire maggiore trasparenza ai consumatori.
Nel corso del tavolo della moda, Urso ha anche ribadito la necessità di un impegno condiviso contro caporalato e lavoro nero, fenomeni che mettono a rischio la
reputazione del settore e dell’intero Made in Italy. Secondo il ministro è indispensabile avviare un confronto immediato per individuare, già nei prossimi giorni, una soluzione normativa più organica, efficace e condivisa rispetto a quella inizialmente inserita nel disegno di legge sulle Pmi attualmente all’esame della Camera.
È stato infine concordato l’avvio immediato di incontri con tutti
gli attori istituzionali, le associazioni datoriali e i sindacati, con l’auspicio di raggiungere al più presto un’intesa capace di coniugare tutela dei consumatori, legalità e difesa della filiera della moda italiana.