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All'ombra del bazooka

Vivere e gestire ai tempi della put di Draghi
Lo sport tedesco è in crisi profonda e alle Olimpiadi le medaglie d’oro, a pochi giorni dalla fine dei giochi, sono solo 7. E’ una caduta rovinosa dai tempi in cui la sola piccola Ddr vinceva a Montreal, nel 1976, 40 ori e a Mosca, nel 1980, addirittura 47.

Lo sport, in quei tempi, era praticamente obbligatorio per tutti i ragazzi e le ragazze della Germania orientale e anche la giovane Merkel, studentessa a Lipsia, alternava i corsi di matematica e russo, discipline in cui eccelleva, alla pratica della piscina, che amava molto meno. A un certo punto le toccò affontare anche il trampolino. Era la prima volta, narrano i biografi, e per tutta l’ora dedicata ai tuffi la Merkel passeggiò nervosa, senza decidersi. Alla fine, all’ultimissimo momento, si buttò.

Da allora la Merkel ha fatto dell’aspettare l’ultimo momento utile un’arte in cui è diventata insuperabile. Nelle guerre dei nervi ha logorato e battuto tutti i suoi avversari politici senza mai scomporsi e mantenendo sempre un’aria calma e gentile. Anche per questo ci siamo sempre chiesti come sarebbe stato il momento in cui, nelle dure controversie sui destini dell’Europa, sarebbe toccato alla Germania cedere, pena l’implosione di Eurolandia.
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