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Gli spread non si curano con la tachipirina

Se la causa degli spread sono le politiche economiche inadeguate, sono queste che vanno cambiate.

A me la posizione della Bundesbank sembra sostanzialmente corretta. Non si possono attribuire alla BCE compiti che sono propri dei governi dei paesi membri. Anche Draghi a suo tempo avrebbe isolato i tre differenti tipi di rischio che determinano i rendimenti dei titoli sovrani. Due ordinari ed uno straordinario che sarebbe diretta conseguenza di una eventuale crisi della moneta unica. Il primo rischio di credito è da collegarsi all'eventuale insolvenza dell'emittente del titolo; il secondo è quello di liquidità del mercato; il terzo sarebbe quello connesso alla crisi dell'euro, ossia, connesso all'eventualità che l'emittente rimborsi in una valuta diversa dall'euro.

La BCE non può fare alcunché con riguardo al primo fattore che, abbiamo visto, dipende dai fondamentali dell'economia reale del paese in crisi. La BCE ha piena competenza circa il punto due. La liquidità del sistema dipende non solo dalle decisioni della BCE circa la creazione di base monetaria, ma anche dalle condizioni delle banche. Che, a mio giudizio, determinano anche la terza componente. Non esiste un mercato unico dei titoli del debito pubblico per i paesi dell'Eurozona. C'è una segmentazione del sistema bancario europeo. C'è un mercato interbancario bloccato e questo accade per problemi relativi ai bilanci delle stesse banche. È chiaro che una crisi complessiva del sistema bancario europeo probabilmente provocherebbe anche la crisi dell'euro però sarebbe corretto riferirsi direttamente alla perdurante crisi delle banche e non all'euro. Se poi con l'ultima LTRO del dicembre 2011 e gennaio 2012 si sono utilizzate le banche per comperare titoli del debito pubblico che altrimenti non sarebbero stati sottoscritti, questo è un altro problema di trasparenza e accountability generale.

Pur accettando la tripartizione dei fattori che vanno a determinare l'ampiezza dello spread, dovrebbe essere chiaro a tutti che se c'è un problema di salvataggio delle banche anche questo è compito preminente dei governi dei paesi membri e non della BCE. C'è un progetto di Unione bancaria tutto da realizzare che prevede responsabilità dirette della BCE in materia di vigilanza, ma la sua attuazione richiede molto tempo ed in Germania per prima si sollevano obiezioni nei confronti del piano. La Merkel ha detto che la vigilanza BCE va limitata alle 20-25 banche più grandi.

Per tornare al piano anti-spread, ricordo che la settimana scorsa anche il portavoce del ministro delle finanze Schauble, Martin Kotthaus, rispondendo allo Spiegel, ha affermato che il meccanismo anti-spread in termini teorici sarebbe molto problematico e, soprattutto, di non essere a conoscenza di piani del genere. Quindi non c'è un piano. Parliamo del nulla e ricordo che nel comunicato finale del Vertice del 28-29 giugno non c'è alcuna menzione esplicita di detto piano.

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P.S.
Di fronte all'offensiva tedesca contro Draghi questi lunedì 27 fa sapere che la BCE si muoverà rispettando le previsioni dello Statuto. Martedì 28 il Presidente Monti rilascia un'intervista al Sole 24 Ore dove conferma esplicitamente di non volere che "l'Italia, dopo gli sforzi e i risultati ottenuti, sia sottoposta a una sorta di commissariamento intrusivo". Il 29 agosto incontra la Merkel a Berlino. Nella Conferenza stampa la Cancelliera tedesca loda le misure adottate dal Governo italiano e dice che l'Italia ce la farà senza il piano anti-spread. Basta il fondo salva-Stati anche senza licenza bancaria. Non c'è un problema di spread. Vedremo fra qualche settimana come reagiranno i mercati.
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