Esistono comunque molte sfumature a questo discorso e il caso attuale è talmente “sui generis” che non puo’ essere trattato in questa sede. Va comunque notato che, quando al normale innesco psicologico di euforia-compiacenza che si sta creando su alcuni mercati azionari si unisce una situazione “once-in-a-lifetime” di appoggio esplicito delle banche centrali (con, tra l’altro, rischi correlati di non chiara percezione immediata, come esplicitato dal sempre bravissimo Alessandro Fugnoli nella sua ultima lettera che mi permetto di citare, "
Il Visconte Takahashi"), facilità di accesso alla leva finanziaria e di infimo costo della stessa, la situazione diventa veramente interessante. Il grafico che segue, che mostra che la leva sul mercato USA ha raggiunto i massimi di sempre, ne è conferma: siamo in territori inesplorati, bisogna prenderne atto.
L’investitore, quindi, è di fronte al dilemma di sempre, declinato nelle modalità dettate dal QE globale: seguire un rialzo che su certi mercati è già molto datato sperando che “questa volta sia diverso” o che il rialzo si trasformi in bolla per poterla cavalcare, oppure puntare sui cavalli che finora sono stati i più deboli (nel caso attuale: BRIC e EMG) sperando che l’effetto-traino del cavallo-lepre (gli USA) sortisca l’effetto sperato, o infine aspettare la correzione (la quale, quando arriverà, farà come sempre del suo meglio per sembrare non una correzione ma un’inversione, quindi non un’opportunità ma un rischio). O anche, sul reddito fisso: posizionarsi su scadenze lunghissime e con rischi di credito molto alti per avere un minimo di rendimento, oppure stare “short and safe” ma beccarsi rendimento zero o poco più. Nessuno a priori sa qual è la scelta giusta e sui mercati vale come a poker: mai contare i propri soldi fino a che si è seduti al tavolo.
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