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Il lungo addio

La ritirata dei bond è qualcosa di più di un’esercitazione.

Per provare a mettere ordine nelle idee bisogna tornare alla visione del mondo prevalente nei mercati prima della correzione. L’ottimismo straripante di allora, visto oggi, aveva alcune buone ragioni di fondo, ma presentava anche chiari segni di intossicazione mentale. Lo stato di euforia aveva portato a un rialzo azionario che sembrava senza fine e a una compressione globale dei premi per il rischio di credito e di tasso. Tutto andava a ruba, dai prestiti sovrani cinquantennali, ai corporate a 100 anni fino ai bond pakistani o rwandesi. Il Nikkei saliva a parabola e gli strategist si affrettavano a rivedere al rialzo (e non di poco) gli obiettivi di borsa per il 2013 e il 2014.

Monet. La cattedrale di Rouen. 1894.Era per l’ennesima volta la maledizione di maggio, che per il quarto anno di seguito faceva registrare un importante massimo di periodo nel sentiment e nei mercati. Niente di particolarmente esoterico in questo, quanto la semplice conseguenza del fatto che le grandi manovre di rilancio monetario del decennio in corso (dai vari Qe al celebre discorso di Draghi) sono tutte partite tra la fine di luglio e agosto. Un timing, questo delle banche centrali, dettato dalla caduta di sentiment nei mercati durante l’estate, dovuta a sua volta agli eccessi di attese creati dalle misure espansive dell’anno precedente. Succede insomma, ogni maggio, che gli otto-nove mesi di rialzo che festeggiano gli annunci dell’agosto precedente creano a un certo punto portafogli troppo carichi, che da parte loro inducono gli operatori a guardare con particolare preoccupazione a qualsiasi segno di fragilità. A questo punto dati che prima sarebbero stati tranquillamente ignorati diventano improvvisamente allarmanti e spingono a una correzione dei corsi che viene letta, con una logica circolare, come conferma delle preoccupazioni.

La novità di quest’anno, se vogliamo, è che alla tradizionale distribuzione agostana di adrenalina se ne è aggiunta una primaverile sotto forma di Abenomics in Giappone e di congelamento dell’austerità fiscale in Europa. A intossicare completamente le menti è poi intervenuto un miglioramento (sopravvalutato) del quadro dell’occupazione negli Stati Uniti.

(Nella foto: Monet. La cattedrale di Rouen. 1894.)
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