Dopo Fukushima il Giappone ha chiuso il nucleare e si è trovato costretto a importare grandi quantità di gas. Il gas comprato dal Qatar e dalla Russia ha trasformato il mitico surplus delle partite correnti giapponesi in deficit ed è stato decisivo nell’indurre Tokyo ad abbandonare, forse per sempre, la linea dello yen forte.
Nel 2013 i giapponesi hanno iniziato l’estrazione sperimentale di metano dai fondali. Si procede con grande cautela per essere sicuri che il gas venga catturato senza che se ne liberi una parte nell’atmosfera. I risultati sono per ora incoraggianti e il Giappone conta di iniziare un’attività su scala commerciale già l’anno prossimo. L’obiettivo dichiarato è l’indipendenza energetica completa del paese.
Quello che ancora dieci anni fa sembrava un sogno per il prossimo secolo è dunque già realtà, sia pure a uno stadio iniziale. La scarsità di gas che si temeva per il mondo dieci anni fa rischia di diventare ancora di più sovrabbondanza nel momento in cui uno dei più grandi compratori si prepara a ritirarsi dal mercato.
Nel frattempo
anche le altre fonti di energia segnalano sovrabbondanza. Putin e Hollande girano i paesi emergenti per vendere sottocosto
centrali nucleari pur di tenere in piedi il settore. Il costo del
solare è in caduta libera e l’Ovest americano è ormai punteggiato da impianti sempre più grandi ed efficienti. La Danimarca avanza nell’
eolico a testa bassa, con l’obiettivo di farne l’unica fonte di energia elettrica. Quanto ai fossili, basta guardare ai prezzi di
carbone, petrolio e gas negli ultimi mesi per capire, in presenza di una domanda stabile, quanto sia cresciuta l’offerta.
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