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Guerra e altro

Mercati solidi, ma si deteriora il rapporto tra rischio e rendimento

Nel caso attuale è evidente che i mercati non credono all'ipotesi di una guerra tradizionale in preparazione contro l'Isis. Gli Stati Uniti hanno già escluso un intervento diretto sul terreno e l'Europa, ancora traumatizzata dall'intervento franco-britannico di Suez nel 1956 e da quello in Libia del 2011, non ha né l'intenzione né la forza di andare oltre i bombardamenti dall'alto. Hollande può dunque affermare di essere in guerra, ma non è credibile.

Madrid 2004. Omaggio alle 198 vittime dell'attentato di AtochaIl problema è che, qualche volta, la guerra non la scegliamo noi ma ce la portano in casa gli altri. Al primo attacco militare dell'Isis in terra di Francia (quello a Charlie Hebdo non aveva aspetti militari) si può reagire con indifferenza, ma come si reagirebbe la prossima volta? A Parigi sono state messe bombe quasi sotto i piedi di Hollande, ad Hannover sono state messe a poche decine di metri dalla Merkel. Come staremmo oggi se le due figure guida dell'Europa fossero state colpite?

Al momento, in ogni caso, i mercati si concentrano sugli aspetti positivi del dopo Parigi. C'è un riavvicinamento evidente tra Russia ed Europa e tra Russia e Germania. Le sanzioni contro Mosca non verranno cancellate subito, ma verranno comunque aggirate. La borsa russa, che a gennaio veniva data per perduta, è oggi in rialzo del 32 per cento rispetto all'inizio del 2015. Calcolata in euro va ancora meglio.
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