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Banche d’affari ed istituti di credito: le diversità ignorate e non regolamentate

I mercati finanziari sono stati trasformati in un casinò dalla speculazione che compra e vende in continuazione

I mercati finanziari sono stati trasformati in un casinò dalla speculazione che compra e vende in continuazione; il "trading" ad elevata frequenza è diventato un commercio elettronico basato su modelli matematici che prendono le decisioni in un mondo infinito dove le scommesse non s'incrociano mai con la realtà finita, ma finiscono sempre per distorcerla al fine di orientare, manipolare i mercati e creare le condizioni di debolezza finanziaria con un progressivo processo di indebitamento globale per tenere sotto scacco le politiche e le decisioni globali. "Quando lo sviluppo del capitale di un paese diventa un sottoprodotto delle attività di una casa da gioco, è probabile che vi sia qualcosa che non va bene" ricordava nel 1931 Keynes, ma l'avidità dell'uomo ha sempre la memoria corta.

La finanza d'affari e la cultura del mercato ha scardinato il sistema americano e poi ha invaso come uno tsunami gli altri paesi a partire dalla vecchia Europa la cui cultura era opposta perché legata al sistema di Welfare e non a quella del mercato come gli USA. I burocrati di Bruxelles non hanno capito, o voluto capire, l'onda dello tsunami che stava per arrivare ed hanno subito passivamente la colonizzazione culturale che andava contro la storia cancellandola con un colpo di spugna. L'onda ha poi colpito il nostro paese in cui la cultura millenaria del risparmio, del "metti il fieno in cascina", dell'economia reale e delle banche "retail" – le Casse di Risparmio… - avevano consentito la tenuta fino ad allora. La cultura dominante è diventata verità assoluta da non mettere in discussione, da imitare stolidamente – i derivati di Stato del 1993 ne sono l'esempio evidente.

Quella cultura, assunta in modo acritico ha cominciato a produrre i primi danni a partire dalla più antica banca del paese, il MPS, che in cinque anni di derivati ha vuotato il raccolto del risparmio fatto nei 450 anni prima. E' saltata la linea che divideva le banche d'affari dagli istituti di credito tradizionali in un paese che non aveva la cultura e le competenze per farlo; per incanto ci siamo trasformati da artigiani vincenti straordinari in finanzieri perdenti senza cultura e competenza a vendere prodotti governati da altri. Nessuno ha avuto il coraggio di provare a fare un minimo di autocritica, così i media hanno finito per fare di ogni erba un fascio accomunando nel termine di banca sia quelle che hanno mantenuto la vecchia strada innovandola continuamente, sia quelle che hanno fatto e fanno risultato più con la finanza che con l'economia reale.

Oggi è necessario chiarire ai cittadini e regolamentare, nella loro libertà di scelta e per la loro tutela, la differenza che intercorre tra istituti preposti al credito ed all'economia reale che operano legati al territorio in una logica di lungo tempo e di conservazione del capitale rispetto a quelli che propendono maggiormente ad una visione della finanza d'affari in una logica di breve o brevissimo tempo ed in un sistema globale, ma con rischi più alti. E' necessario definire in modo rigoroso le specifiche aree di attività e di prodotto per le differenti tipologie di banche ed infine le responsabilità correlate e farle rispettare senza continuare a fare come i polli di Renzo che continuano ad incolparsi a vicenda facendosi solo del male.

"Humanum fuit errare, diabolicum est per animositatem in errore manere" scriveva Sant'Agostino nei suoi "Sermones" (164,14). Sbagliare è nella natura umana ma il perseverare nell'errore, per supponenza, è diabolico.

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