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Trump rally

Non è finito, ma attenzione a quello che si spera


Reagan, Clinton e Obama partirono tutti dopo una recessione e con i mercati ripuliti e sottovalutati. La ripresa economica e i grandi rialzi di borsa che ne seguirono li aiutarono a conseguire il secondo mandato. Trump parte con un ciclo ultramaturo e con una borsa già triplicata. Non sono i presidenti a creare riprese e recessioni ma la Fed e questa Fed, che politicamente non è disposta a fare nessun favore a Trump, si è finalmente messa sulla strada del rialzo dei tassi, che prima di uccidere la ripresa ucciderà il rialzo azionario.

Sono argomentazioni degne di considerazione, ma è innegabile che forti politiche di sostegno alla domanda (detassazione per le famiglie, spese militari e per infrastrutture), se accompagnate a forti politiche di sostegno all'offerta (detassazione per le società, deregulation, politica energetica, rimpatrio delle disponibilità estere delle imprese) possono prolungare e rafforzare la crescita senza per questo creare inflazione, soprattutto se, ai margini del mercato del lavoro, esistono decine di milioni di persone che potrebbero entrarci e tenere bassa l'inflazione salariale.

Trump non fermerà l'invecchiamento dell'AmericaIl Trump rally, quindi, non è necessariamente finito. Quella che è sicuramente finita è la sua prima fase, quella basata su vaghe aspettative. Questa prima fase è stata modulare. I quattro moduli, azioni, cambi, obbligazioni e materie prime hanno scontato Trump ognuno in isolamento dagli altri. E così le azioni hanno scontato la crescita degli utili da detassazione e prolungamento del ciclo. I cambi hanno puntato sul dollaro per effetto del maggiore differenziale dei tassi e della crescita. I bond hanno invece scontato il nuovo scenario di rialzi accelerati dei tassi, mentre le materie prime hanno festeggiato la maggiore domanda globale prodotta dalle politiche americane.

Tutto giusto, ma fino a un certo punto, perché il rialzo di dollaro e tassi non può conciliarsi, oltre un certo livello, con il rialzo di borsa. Eccoci allora entrati in una fase di riconciliazione tra i diversi moduli. Il trumpismo (e qui parliamo di trumpismo ex ante, quello immaginato) ha un valore, ma si tratta per forza di un valore finito, non infinito. Se vale 100, questo 100 va distribuito tra le varie classi di asset. Se ipotizziamo che la borsa mantenga questi livelli allora il dollaro dovrà tornare un po' indietro e qualcosa andrà restituito ai bond, che si sono sacrificati per tutti.
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