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Non è la fine

Non è recessione, è contrazione dei multipli


Quanto alla Cina, la pressione di Trump sta effettivamente producendo un appannamento della crescita e delle prospettive, ma la svalutazione del renminbi è in grado di assorbire una parte rilevante dello shock. Questo vale non solo per le imprese cinesi che esportano, ma anche per quelle occidentali che producono in Cina e che compensano i dazi in uscita con i minori costi di produzione resi possibili dalla svalutazione.

In Europa c'è stato un marcato rallentamento negli ultimi tre mesi. Il settore automobilistico tedesco ha riconvertito produzione e modelli per allinearsi alle norme sugli scarichi inquinanti e questo si è riflesso sui dati della produzione industriale dell'intera filiera europea dell'auto, Italia inclusa. Quanto al caso italiano, lo scontro con la Commissione europea è tutto politico. Molto più del merito delle proposte è la sfida all'autorità dell'eurocrazia il vero casus belli. Si vede qui lo stesso schema che stiamo vedendo con Brexit. La Commissione mantiene una linea durissima, ispirata dal desiderio di punire la ribellione, ma dietro si comincia a vedere la Merkel, consapevole del danno per l'export tedesco da una rottura radicale con il Regno Unito, pronta a mediare. Con l'Italia vediamo un'eurocrazia offesa, irritata e pronta a infliggere il massimo della pena, ma dietro si profilano gli adulti, la Merkel e Draghi, che misurano i danni che una rottura con l'Italia può provocare alla Germania e all'euro e sono fautori di una qualche forma di dialogo.

Escluse dunque le concause, le cause del ribasso azionario sono fondamentalmente due, la compressione dei multipli e la graduale diminuzione della liquidità.

La compressione dei multipli è l'altra faccia del rialzo dei tassi. Il ritiro della liquidità in eccesso (che l'anno prossimo sarà ancora più evidente) amplifica gli effetti del rialzo dei tassi.

I tassi aumentano (e la liquidità scende) molto lentamente. Questa gradualità fa sì che per lunghe fasi il mercato azionario possa permettersi di ignorare il fenomeno e di concentrarsi su temi più visibili. Arriva però il giorno in cui l'erosione sotto i piedi diventa evidente. Bisogna prenderne atto e lo si fa con un repricing generalizzato e una tantum, almeno per questa fase.

Fatto il repricing, se i dati macro e quelli su margini e utili continueranno a essere positivi, l'azionario potrà riprendere a salire, ma per tornare di nuovo sui massimi avrà bisogno di utili più alti di quelli che aveva a disposizione nei picchi precedenti. È per questo che la storia di quest'anno e del prossimo è quella di un mercato in un range ampio (2400-3000 per lo Standard and Poor's), non quella di un bear market classico causato da una recessione.
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