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Il comandamento dimenticato: "Non rubare"


La dematerializzazione della ricchezza è legata al momento in cui la carta moneta viene sganciata da un sottostante reale con la fine del "gold exchange standard" nel 1971 e messa nelle condizione di replicarsi all'infinito. La finanza sganciata da una limitazione finita diventa un esplosivo moltiplicatore di ricchezza illusoria, ma le tecniche e le strumentazioni finanziarie non permettono più di capire il volume dei valori trattati in un continuo cambiamento di andamenti frutto di sistematiche ed opache operazioni finanziarie. Le imprese si spersonalizzano passando di mano in mano senza consentire di capire quale sia il loro proprietario ed il loro valore reale in un continuo gioco di scambi virtuali funzionali a generare aspettative continuamente modificabili. Tutti diventano giocatori di un casinò fantastico e vengono spinti sempre più al "moral hazard" alla negazione delle regole, così il "furto" diventa un mezzo giustificabile dal fine.

La mancata regolamentazione dei mercati ha fatto venire meno la simmetria informativa e dunque la trasparenza dei mercati stessi.

"Le asimmetrie informative si sono aggravate per la complicazione di una finanza metafisica, ma soprattutto per la sistematica opacità. Il risparmiatore ignaro viene derubato approfittando della sua ignoranza, questa diventa la forma più grave di furto perché i mercati non sono né razionali né efficienti" (Guido Rossi, op.cit.).

L'opacità che copre questo gioco è la dimostrazione più palese della frode e del furto e del ruolo deviante del capitalismo finanziario deregolamentato.

La finanza portata a questo punto diventa anche una forma di espropriazione dei beni collettivi quando viene usata come arma non convenzionale nei confronti degli stati con l'uso di strumenti valutativi staccati dal mondo reale, ma rafforzati dall'ignoranza e sudditanza di tanti e dagli interessi di pochi.

Ma pensare, come si sta facendo, di continuare a fare sempre le stesse cose e seguire sempre gli stessi modelli sperando di arrivare a risultati diversi è solo da folli scriveva Einstein. Prendere coscienza dei problemi veri e profondi è l'unico modo di provare a riscrivere il nostro tempo per risollevarlo dal "tempo dei barbari".
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