Un ruolo determinante verso questo
svuotamento dei valori è stato determinato anche dalla rivoluzione finanziaria che si è imposta a scapito dell'economia reale per favorire un più rapido accrescimento della ricchezza personale rispetto ai tempi lunghi dell'economia reale che però mantiene l'uomo attaccato al lavoro, alla socialità e ne tempera gli eccessi di euforia e di depressione.
Per assecondare il più rapidamente lo sviluppo dei modelli finanziari è stato necessario avviare una liberalizzazione delle norme che regolavano i mercati, le regole diventavano un vincolo inaccettabile alle esigenze di questa finanza e degli interessi che portava. Il liberismo sfrenato e senza regole ha fatto saltare tutte le regolamentazioni antimonopolio che davano ordine e trasparenza ai mercati ed il
salvataggio nel 2008 delle grandi corporations e delle grandi banche, giustificato per evitare un rischio sistemico, è stato un colpo di spugna sulle più elementari leggi antitrust.
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La rivoluzione finanziaria ha modificato la natura stessa della ricchezza che una volta era espressa da beni reali, il "furto" era chiaro in quel contesto, ma ora la ricchezza non è tanto nell'accumulazione di beni poiché il maggiore strumento della sua creazione è il debito... La ricchezza è diventata un numero, un simbolo che travalica i confini transnazionali disperso nell'opacità di in una rete di strumenti informatici" (Guido Rossi, Non rubare, 2010).
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