Olivier Vidal, direttore della ricerca del CNRS di Grenoble, definisce letteralmente
mostruosa la quantità di rame che sarà divorata dalle energie verdi. Nei prossimi trent'anni, sostiene, arriveremo a consumare un miliardo di tonnellate di rame, la stessa quantità che è stata estratta dall'alba dell'umanità fino ad oggi.
Non è solo il rame, naturalmente, a essere coinvolto dalla
rivoluzione verde. Ci sono le 500 tonnellate di
acciaio e alluminio consumate da ogni pala eolica. Ci sono il
litio e il cobalto per le batterie, i metalli rari come
tungsteno, germanio, indio, antimonio e gallio e le terre rare. Su tutti ha messo da tempo gli occhi la Cina, che pensa sempre più avanti di tutti, e la grande attenzione dedicata all'Africa, oltre che da considerazioni geopolitiche, è dovuta proprio alla volontà cinese di assicurarsi risorse strategiche nel lungo termine.
Il discorso può poi essere allargato ulteriormente a tutte le materie prime, comprese le derrate agricole e incluso perfino il petrolio. Questo avviene perché i mercati devono ancora una volta riequilibrarsi dopo lo sconquasso senza precedenti provocato dall'esplosione della domanda cinese nella prima parte del nuovo secolo. Questa esplosione, ricordiamo, ha indotto dapprima un prolungato rialzo dei prezzi e ha poi provocato, proprio in corrispondenza del suo picco, una
ripresa massiccia di investimenti da parte delle società minerarie, che hanno pensato a un aumento permanente e continuo della domanda. Quando la domanda cinese ha iniziato a stabilizzarsi e in alcuni casi a contrarsi, la nuova offerta si è riversata sui mercati per tutto il decennio scorso, causando una discesa dei prezzi lunga e dolorosa e un blocco totale degli investimenti.
La
Cina, insomma, è stata un unicum che
ha provocato un superciclo di rialzo prima e di ribasso dopo. La natura strutturalmente ciclica del settore è stata portata all'estremo e a questo, come spesso capita, ha dato il suo contributo prociclico la finanza, che ha premiato prima chi investiva troppo e poi chi smetteva di investire e si limitava a sfruttare quello che aveva.
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