Il sistema è andato in tilt però curiosamente solo tre mesi dopo, con un debito di 2200mld/euro ed un PIL decrescente lo spread è crollato contro ogni logica razionale ma solo funzionale ad un disegno geopolitico esterno al paese.
Queste sono state le disgraziate e colpevoli premesse che ci fanno guardare con giustificato dubbio al nuovo ridisegno del
MES, come funzionerà? Sarà sempre soggetto all'attacco della finanza che annulla tutti gli sforzi per portare in equilibrio i conti del paese che cerca di salvare la sua posizione di debito ma questo sarebbe possibile solo al netto dell'interferenza finanziaria che andrebbe bloccata o quanto meno disarmata.
Ora di fronte alla turbolenza della finanza le
condizioni della proposta di riforma del MES sono state le seguenti:
- non essere in procedura d'infrazione;
- vantare un deficit/PIL inferiore al 3% da almeno due anni (noi siamo all'8% il più alto valore dell'area euro);
- avere un rapporto debito/PIL sotto il 60% (noi siamo al 140%).
Curiosamente sono le
stesse condizioni poste nel 2000 per entrare nella sperimentazione dell'area euro aggirate sia dall'Italia che dalla Grecia, l'Italia giocando sul deficit bloccò tutte le uscite di cassa da giugno mentre la Grecia cartolarizzò tutte le entrate degli aeroporti e dei porti per avere cassa subito che sarebbe mancata poi mandando la Grecia in default.
Il covid ha peggiorato la dinamica e gli equilibri economici e finanziari accentuando lo stato di debolezza del nostro paese; il rischio che l'intervento del MES possa giustificare draconiane riforme strutturali del paese spaventa non poco data la
scarsa affidabilità dei paesi membri più pronti a speculare che ad aiutare. Ricordiamo che nel settembre nero dell'Italia la banca che speculò maggiormente sui nostri titoli fu la Germania che in quell'anno fece la migliore performance degli ultimi dieci anni. E' chiaro che la scarsa fiducia nei cosiddetti partner europei è risibile, un'unione che assomiglia sempre più ai polli di Renzo.
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