Insomma, se si scatta una foto del presente siamo in una situazione quasi perfetta. L'inflazione scende, mentre l'economia e gli utili crescono. Che cosa si vuole di più?
Se però si proietta il quadro presente a sei mesi, tutto diventa più complicato. Se infatti tutto continuerà ad andare bene ci si troverà prima o poi di fronte a un bivio. O le banche centrali continueranno ad alzare i tassi per prevenire una ripresa dell'inflazione, o non lo faranno, correndo il rischio che l'inflazione, dopo qualche mese di discesa inerziale, riparta.
L'obiettivo massimo, naturalmente, è quello di una manovra perfetta che sgonfi l'inflazione in modo duraturo e convincente senza compromettere crescita e occupazione. Si cerca quindi di continuare a frenare evitando che l'economia vada a schiantarsi contro una roccia. Si punta invece ad alzare un muro di gomma, che freni l'esuberanza senza provocare gravi danni.
Finora è andato tutto bene.
Le banche, tranne poche eccezioni, hanno retto. Non c'è un disoccupato in più rispetto a quando i tassi erano a zero. Le difficoltà dell'immobiliare sono circoscritte agli uffici, ma il resto è tutto in ripresa e la domanda di case è robusta.
Il manifatturiero ha attraversato una fase difficile, in particolare in Germania, ma il peggio è probabilmente alle spalle. La Cina non ha fatto scintille, ma chiuderà l'anno vicino all'obiettivo ufficiale del piano, che prevede una crescita del 5 per cento. Il
Giappone continua a premere sull'acceleratore.
Per i mercati azionari, ancora impastati di eterne attese di recessione (che anche lo staff della Fed ora esclude) è difficile resistere alla tentazione di continuare a salire.
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