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Un "Armageddon" socioculturale


L'economia e la finanza di conseguenza assumono questo "imprinting" diventano autoreferenziali e dettano le regole del divenire delle società e delle persone indicando ad esse il percorso della "verità". L'economia e la finanza diventano la condizione necessaria e sufficiente per avere una buona società e le loro regole sono verità da non mettere in discussione. Le regole sono la variabile indipendente e la società e le persone la variabile dipendente; così viene a modellarsi nel tempo una società valutata in termini quantitativi che esaspera modelli sociali conflittuali e spinge a forme crescenti di individualismo finalizzato a realizzare il massimo risultato a breve a costo di normalizzare comportamenti illeciti; si finisce per dare spazio all'ancestrale avidità dell'uomo. Si é così generato il più imponente travaso di ricchezza che la storia ricordi; gli Usa, ad esempio, hanno lo stesso livello di concentrazione di ricchezza che avevano nel 1929 prima della grande depressione e più simile, oggi, a quello della Bolivia e della Colombia rispetto a quello dei paesi europei nonostante la frase più simbolica del paese come espressione della democrazia e dell'uguaglianza sia "e pluribus unum".

Un altro aspetto comportamentale che caratterizza l'evoluzione della società a seguito della diffusione di tale modello culturale è la progressiva caduta della tensione e dell'ordine morale come possiamo osservare negli scandali quotidiani perché l'esclusiva attenzione agli obiettivi di profitto e di risultato mette in secondo piano l'attenzione all'etica, spesso ripresa come valore da recuperare. L'idea che la "verità" debba essere misurabile confina l'ambito dei valori più metafisici – etica, solidarietà, equità, felicità, moralità... – espressi da sentimenti non misurabili in un' area dai confini non più chiaramente definibile quindi opaca e non immediatamente applicabile nei comportamenti quotidiani. Ne risulta che oggi la società ha difficoltà a capire l'essenza delle cose e di fare ciò che è giusto di fronte ad essa; è il senso di giustizia che Platone aveva definito come il compendio del dovere umano.

Questo modello socioculturale è oggi in discussione perché il pensiero unico tecnico-razionale che lo sostiene ha soffocato il pensiero creativo che è l'unico che porta avanti la società con la libera associazione di idee come la storia dimostra; inoltre l'esclusiva attenzione alle scienze tecniche orienta il pensiero solo al futuro e lo rende, di conseguenza, incapace di leggere i tempi della storia e di conservarne la memoria, funzionale a mantenere il principio di previdenza. Così la nazione espressiva di quel modello, gli USA, si trova di fronte al grande dilemma del suo futuro e del rapporto con un mondo che essendo sempre più interdipendente richiede la rivisitazione di un modello socioculturale in grado di riportare l'uomo al centro dell'economia. Infatti, paradossalmente questa cultura ha generato uno strumento che si autogenera e si mantiene sempre più indipendente dall'uomo che è diventato un suo mezzo e non più il suo fine. E' significativo come negli ultimi 50 anni tutti i premi nobel di materie tecniche – fisica, medicina, economia – siano stati vinti dalla cultura americana mentre quelli umanistici – la letteratura – solo dalla cultura europea o latinoamericana.
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